PIUMINO D’OCA, NO GRAZIE.

Trapunte per il letto, giacconi imbottiti: evitate quelli con l’imbottitura di piume. Ecco perché.

Le piume vengono strappate alle oche senza alcun riguardo, e soprattutto senza anestesia. Lo spiumaggio inizia quando il pulcino ha otto settimane e viene ripetuto ogni due mesi fino a quando la qualità delle piume comincia a risentirne. A questo punto le oche sono uccise per la loro carne, o sottoposte a un altro tormento: per settimane vengono iperalimentate forzatamente, con un imbuto infilato nel becco, affinché il loro fegato si ammali per eccesso di grasso, e poi vengono
uccise per la produzione del “paté de foie gras”, vale a dire “paté di fegato grasso”.
Le piume d’oca possono oggi essere facilmente sostituite con imbottitura sintetica.

Produzione del piumino d'oca
Foto da Youanimal

La piuma, introduzione

La piuma è una produzione cornea dell’epidermide di tutti gli uccelli , nei primi mesi di vita le piume sono molto morbide e costituiscono il rivestimento contro il freddo di tutti i volatili, negli uccelli adulti, nei periodi successivi in base alle varie specie, vengono sostituite dalle penne che oltre alle funzioni di termoregolazione, nelle ali e nella coda adempiono alla funzione del volo. Esse svolgono delle funzioni fisiologiche fondamentali ed il venir meno di esse può essere pericoloso per il benessere degli animali.

Vivere senza crudeltà

Purtroppo molti oggetti che ci circondano sono realizzati con piume strappate agli animali, ma nella loro ammaliante morbidezza è nascosta una dose inenarrabile di crudeltà e di sofferenza. Infatti le piume per le imbottiture di trapunte, piumoni, piumini, materassi, giacche a vento,sacchi a pelo, cuscini ed altri capi d’abbigliamento vengono strappate senza anestesia alle oche. Le piume sono anche usate negli accessori da toilette per spargere la cipria oppure negli strumenti per fare la polvere sui mobili ed anche come ornamento dei cappelli di alpini , bersaglieri e ballerine.
E’ indispensabile rivolgere la nostra attenzione a questi prodotti in casi di acquisto, infatti solo quando il prezzo delle piume sarà più alto di quello dei materiali sintetici la loro produzione inizierà a scendere e con esse lo sfruttamento animale.

Che cosa accade veramente negli allevamenti intensivi?

Lo spiumaggio può avvenire in vari modi. I volatili terrorizzati vengono appesi per il collo, con le zampe legate, e vengono strappate loro tutte le piume del corpo. Le oche dimenandosi si procurano serie ferite; quando questo tormento è finito vengono gettate tra le altre vittime finché non sarà di nuovo il loro turno.
Questa tortura, definita “estremamente crudele” da medici veterinari e persino da avicoltori, inizia quando le oche hanno solo otto settimane di vita. Viene quindi ripetuta ogni otto settimane per altre due o tre volte. Ma a prodotto finito è impossibile sapere se il piumaggio viene da oche vive o morte. Poco cambia per un consumatore etico che non comprerebbe comunque un prodotto che comporta la sofferenza o l’uccisione di animali.
I paesi principali in cui viene usato questo procedimento crudele sono la Cina, la Polonia e l’Ungheria, dove circa il 60% della piuma prodotta viene ottenuta con la spennatura dell’oca viva. Da citare anche l’Islanda, Il mercato della piuma nella sola Gran Bretagna vale 2,6 milioni di sterline. In Svizzera spennare animali vivi sarebbe contro la legge. Tutta questa procedura causa enormi sofferenze alle oche , dopo essere state spennate vengono ributtate nella stalla, sfinite, scioccate ed apatiche rimangono immobili in un angolo, nelle grandi fattorie vengono allevate contemporaneamente più di 20.000 oche da ingrasso oramai i terreni da pascolo non hanno più un filo d’erba e sono completamente infangati, un allevamento in massa come questo significa stress per gli animali, ciascun operaia spenna fino a 100 oche al giorno, una ogni 3-4 minuti, non c’è tempo per lavorare con delicatezza , le operaie sembrano non accorgersi più delle grida di dolore delle oche, per loro il lavoro a cottimo è diventato un’abitudine, hanno bisogno di quel piccolo guadagno per poter sopravvivere, più oche spennano più sostanzioso sarà il compenso. Tutto procede molto velocemente, mentre vengono strappate le piume nessuno si preoccupa seriamente del dolore che sta provocando agli animali, anche se spesso insieme alle piume viene asportata un po’ di pelle e si vedono le oche sanguinanti. Queste vengono prese per il collo
e poi legate per le zampe o semplicemente immobilizzate tra le ginocchia dell’addetto. Una volta terminata l’operazione, la pelle delicata dell’oca, terrorizzata e dolorante, viene spolverata di disinfettante fino al prossimo spiumaggio. Non è raro che esse nel tentativo di liberarsi si procurino ferite o fratture, inoltre la spiumatura può anche comportare la morte dell’animale per stress o per il freddo che deve poi sopportare.

La macellazione delle oche

Al termine della loro triste vita le oche vengono uccise, la macellazione è più sbrigativa. Quelle fortunate sono messe a testa in giù, i poveri pennuti, vengono appesi ad una catena mobile che li trasporta verso la macchina ghigliottina che mozza loro la testa mediante una lama girevole.
Talvolta si usa schiacciare la testa dei volatili con una grossa pinza. Poi avviene il dissanguamento, lo spiumaggio, I’eviscerazione, il lavaggio e infine la confezione. Oppure quando le piume non sono più così morbide l’oca viene iperalimentata forzatamente per la produzione del foie gras (il fegato scoppiato). Sono costrette ad ingurgitare con un imbuto quantità abnormi di grano (pari per esempio a 20kg al giorno per un uomo adulto), ciò provoca un ingrossamento del fegato fino a che gli scoppia ed una condizione di immobilità forzata, oltre che a stress e grande sofferenza.

(Testo tratto da Freccia45 e Youanimal)

Grazielladwan

Stella di Natale: una leggenda.

La leggenda narra di una notte di Natale in Messico e della gente di un villaggio che si preparava a festeggiare.

Immagine dal web

Le case erano addobbate a festa e le lanterne colorate illuminavano le strade. La gente si agghindava a festa per partecipare alla lunga processione che li avrebbe condotti alla funzione religiosa.

Un po’ più lontano dal centro del villaggio, una serie di case nascoste nel bosco e senza addobbi. Erano le abitazioni dei poveri, dei reietti e dei dimenticati. Lì viveva Lola assieme alla sua mamma. Il papà, non l’aveva mai conosciuto. Lola si disperava, inginocchiata al fianco del suo lettino e pregava. Pregava il suo angelo custode perché l’ascoltasse. In fin dei conti voleva solo partecipare ai festeggiamenti del Natale, con il resto della sua gente. Ma si sa, la povertà non perdona e la povera bambina, non poteva permettersi un regalo da depositare sul presepe all’interno della chiesa.

Le parve di sentire una voce proveniente dall’esterno, un po’ spaventata decise di andare a vedere. Erano le voci delle persone che, gioiose si incamminavano verso la chiesa. Fu allora che, spinta dal desiderio di posare un regalo sul presepe, si incamminò tutta sola verso la chiesa. La strada era innevata, faceva freddo e i bordi della strada erano coperti da brutte erbe verdi.

“Non posso portare queste erbacce a Gesù”, pensò delusa.

Fu allora che un uomo si avvicinò, “Non piangere bambina mia, raccogli le erbe verdi e mettile ai piedi di Gesù, sarà felice di accettarle.”

Lola lo fissò cercando di capire chi fosse, ma immediatamente riconobbe il sorriso, lo stesso del suo papà nell’unica immagine che la mamma teneva custodita nel medaglione appeso alla sua collana. Non se ne separava mai.

“Papà!”

Lui la abbracciò teneramente e svanì. Lola raccolse tante erbe verdi e non si diede pena quando le persone risero di quel mazzo di erbacce. Le posò vicino al suo Gesù Bambino e il miracolo avvenne: le erbe verdi si aprirono in splendidi fiori rossi.

Il Flores De La Noce Buena era sbocciato in tutta la sua bellezza, lasciando stupefatti tutti gli abitanti del villaggio.

Immagine dal web

Grazielladwan

Un angelo

Immagine dal web

La serata in discoteca passò per Luca, con lo stesso sentore annoiato di sempre. Gli amici, l’alcool, la ricerca della solita ragazza per una notte.Suonavano True degli Spandau Ballet, quando una ragazza gli sedette accanto. Lo guardò sorridente, ma poi, si voltò verso la pista facendo finta di interessarsi ai ballerini. Allora lui le chiese di ballare.

“Mi chiamo Luca…mi faresti l’onore di questo ballo?”

“Volentieri Luca. Io sono Sara.”

Il ragazzo ne era già follemente invaghito, il solo timbro della sua voce, così angelico, gli rapì il cuore.

“Raccontami di te, Sara”, le chiese mentre la stringeva forte.

“Non è necessario, ben presto saprai tutto di me.”

Continuarono a ballare in silenzio, ma Luca insoddisfatto di come stava volgendo la serata, le propose di sedersi e bere qualcosa.

Sara accettò, chiese una semplice spremuta, non beveva alcolici.

“Vedi, ho scoperto una cosa in più di te”, disse allegramente Luca.

“Te l’ho già detto, porta pazienza e saprai tutto di me.”

“La situazione sta diventando intollerante”, pensò Luca mentre si avviava verso il bar della discoteca.

Tornò con due spremute, ma uno degli amici che aveva assistito alla scena, gli fece uno sgambetto.

“Da quando bevi spremute, sei impazzito?” Lo canzonò.

Il povero Luca si ritrovò fra le braccia di Sara e le spremute sparse sui loro abiti.

“Mio Dio, scusami…ho amici deficienti, cosa fare?”

Sara si alzò, aiutata da Luca che la aiutò a pulirsi.

“Vieni, ti accompagno a casa”, le propose, con la certezza in cuore che avrebbe rifiutato.

“Grazie, sei molto gentile”, le rispose lasciandolo piacevolmente sorpreso.

In macchina non cambiò la situazione e Sara, restò silenziosa per tutto il viaggio.

“Beh, dovrai pur dirmi dove abiti…” chiese ormai rassegnato Luca. Era chiaro che quella serata sarebbe rimasta nei suoi ricordi, come la più strana vissuta.

“Quella casa bianca a destra, è lì che abito.”

Luca accostò.

“Ci possiamo rivedere…ragazza misteriosa?”

“Un giorno sicuramente.”

Lo baciò delicatamente sulla guancia e uscì dall’auto.

Non si girò nemmeno a salutarlo e sparì nel giardino di casa.

Luca se ne andò quando vide accendersi le luci nel vialetto che conduceva all’abitazione.

“Così strana lei, pensa al resto della famiglia…”borbottò a sé stesso.

I giorni a venire, furono per Luca…strani. Una continua sensazione di gelo e incompletezza lo perseguitarono. Poi decise, sarebbe andato a cercarla. Doveva capire…chiederle il motivo del suo silenzio…voleva rivederla, in vita sua non aveva mai provato un’attrazione così spasmodica.

Tornò all’abitazione di Sara e suonò il campanello.

“Desidera?” , chiese la donna che aprì.

Doveva essere la madre di Sara, la somiglianza era incredibile. Ma fu lo sguardo a colpirlo: una dolorosa tristezza le si leggeva negli occhi.

“Mi chiamo Luca, posso parlare con Sara?”

La tristezza degli occhi della donna si trasformò in incredulità e rabbia.

“É venuto qui a farsi gioco di me? Perché guardi, chiamo immediatamente la Polizia.”

“Ma…ma, io…cosa ho detto di male? Cerco Sara, ci siamo visti sabato sera in discoteca, l’ho accompagnata a casa perché si era sporcata con la spremuta che le avevo versato addosso…per sbaglio”, rispose Luca in preda allo sgomento.

“Così tu avresti passato la serata in discoteca con Sara? Hai la faccia del bravo ragazzo, per questo evito di chiamare la Polizia, ma ti dico che Sara, la mia Sara, non c’è più da tanti anni, esattamente, dieci anni fa, la stessa data della sera che sostieni di averla conosciuta, morì in uno schianto in auto con un amico che la stava riaccompagnando a casa…ti basta?”

Luca sentì le gambe cedere, si tenne al muro della casa. La donna notò lo stato del ragazzo e ne provò pena.

“Entra, ti do un bicchiere d’acqua.”

Luca si accomodò sulla sedia in cucina e la donna gli si avvicinò con in mano un porta foto in argento, “Ecco, questa è la mia Sara…aveva appena diciassette anni…”, mormorò commossa.

Luca la riconobbe, era lei.

Con difficoltà riuscì a parlare.

“L’abito che porta…è lo stesso che indossava sabato sera.”

“Era l’abito che indossò la sera in cui morì, ma sono certa che hai conosciuto una ragazza molto somigliante alla mia Sara”, le disse in tono materno.

“Io non so chi ho conosciuto, ma le posso dire che Sara ha ballato con me e io, l’ho riaccompagnata qui, nella vostra casa…perché dovrei inventarmi una simile bugia?”

La donna iniziò a perdere la pazienza, ma qualcosa la trattenne da trattare male questo ragazzo così addolorato e convinto di aver conosciuto la sua Sara.

“Vado ogni giorno al cimitero, se vuoi venire con me, ti farò conoscere la mia Sara.”

“Grazie”, rispose Luca che intendeva vederci chiaro.

La tomba di Sara era inserita in una cappella di famiglia. Un cancello di ferro con cesellature a forma di ali di angelo, nascondeva i resti della sua Sara, angosciato entrò appena la madre lo aprí.

“Ecco quella è la tomba della mia Sara”, poi abbassò lo sguardo indignata, “che gente, riescono a lanciare spazzatura oltre al cancello”, si lamentò calciando il bicchiere che iniziò a rotolare sul pavimento.

Luca provò un brivido percorrergli la schiena. Raccolse il bicchiere, “È quello in cui Sara doveva bere la sua spremuta, ma io gliela versai addosso…ma cosa ci fa qui?”

“Luca”, disse la madre di Sara, “è solo un bicchiere…capita tutti i giorni che, questi maleducati, insozzino le tombe. Non c’è più rispetto per nessuno, tanto meno per i morti”.

Luca guardò sconsolato l’oggetto che teneva fra le mani e decise che, forse, la donna aveva ragione. Si stava facendo un film nella sua testa. Ma chiaramente non ne era convinto.

Passò la notte a guardare quel bicchiere, ogni tanto lo annusava, ne era certo, il profumo di Sarà era lì.

Arrivò il fine settimana e gli amici lo convinsero a tornare in discoteca. Si mise in tasca il bicchiere, deciso a confrontarlo con quelli usati nel locale. Era uguale!

Poi successe l’incredibile. Sara.

La vide seduta al solito posto del sabato prima. Non esitò e le andò vicino.

“Sara?”

“Ciao Luca”, lo salutò sorridente.

“Sara, ma com’è possibile? Come puoi essere qui, dimmelo, sei nella mia mente?”

“Perché dici questo, Luca?”

“Tu sei morta, sono stato a casa tua.”

“Cos’hai fatto?”

Il suo sguardo cambiò, trasformandosi in una maschera di rabbia, “Come ti sei permesso a dare fastidio alla mia famiglia?”

“Non ho dato fastidio a nessuno, e se vuoi sapere di più, sono stato sulla tua tomba e guarda…guarda…questo è il bicchiere con cui ti versai addosso la spremuta…”

“Non avresti dovuto. Ricorda, ogni azione porta ad una conseguenza”, gli ringhiò addosso.

Sparì fra la gente, Luca tentò di raggiungerla, ma era come svanita.

Salutò gli amici e, con una scusa andò a casa. Quella ragazza non gliela raccontava giusta, ma perché spacciarsi per una morta? E poi…la somiglianza… sapeva di persone così terribili da rubare l’identità dei morti…che si fosse invischiato in una storia simile? Meglio lasciar perdere.

Salì in auto demoralizzato e pieno di rabbia. La strada era buia e, le poche macchine che si vedevano, sfrecciavano a velocità sostenuta.

“Gente che non rispetta la propria e l’altrui vita”, pensò.

Vide Sarà seduta sul sedile accanto, si spaventò.

“Stai tranquillo Luca, adesso capirai, tutto sarà chiaro. Vieni.”

“Ma vieni dove? Sto guidando…come hai fatto a salire in macchina?”

La disperazione e la paura penetrarono in Luca, “Cosa sta succedendo?”

All’improvviso l’auto non c’era più e Luca si trovò a camminare su un sentiero insieme al suo cane Zac.

“Zac? Cucciolone, ma com’è possibile, tu sei morto da tanti anni”, si abbassò per accarezzarlo. Lo abbracciò e se lo tenne stretto al petto.

Senza più pensieri continuarono a camminare sul sentiero, tutti e tre.

La, in fondo al sentiero, cambiava il panorama, un bellissimo ponte si estendeva fino alla valle di fronte.

Luca non aveva mai visto niente di più bello.

Trovò la pace con Sara, il suo angelo custode e Zac, il suo cagnolone che lo accompagnarono al di là del ponte.

Grazielladwan

PASTA ESTIVA A MODO MIO

Le giornate bollenti che ci sta regalando questo inizio di estate, non invogliano ai cibi caldi e di lunga preparazione.

Questa pasta fredda, ma che può benissimo essere mangiata anche calda, si prepara in pochi minuti ed è davvero buona. Per una cena con gli amici o per una gita fuori porta, è l’ideale, diciamo un piatto diverso dalla solita insalata di riso o di pasta; ci vogliono solo un paio di accortezze che vi dirò nella ricetta.

Pronti?

INGREDIENTI ( tutti sostituibili)

1 pacco di pasta integrale (nel mio caso ho scelto i fusilli).

1 scatola di ceci precotti da 400gr

200gr di fagiolini

200gr di carotine

10 pomodorini tipo Pachino

4 spicchi di aglio (non necessario)

Qualche foglia di basilico, mentuccia e timo

Frutta secca a scelta (noci, pistacchi, nocciole…)

Sale

Peperoncino (non necessario)

Un cucchiaino di curcuma.

PROCEDIMENTO

Per prima cosa mettete a cuocere la pasta che dovrà essere scolata al dente. Bollite fagiolini e carote, dovrebbero anche questi restare al dente, ma se li preferite ben cotti va bene uguale. Dalla scatola dei ceci, mettetene un po’ a parte e lasciateli interi, il resto andrà frullato, con gli spicchi d’aglio, un pizzico di sale e la curcuma. Dovrà risultare una crema ben liscia e morbida; aiutatevi con cucchiai di acqua della pasta e con dell’olio. Tagliate i pomodorini in quattro e conditeli, con un po’ di sale e olio. Pestate o frullate la frutta secca, con la raccomandazione di non ridurla in farina e tritate o spezzate con le mani le foglie delle erbe che avete scelto. Io ho preso quelle che avevo disponibili sul balcone: menta, basilico e timo.

Un’accortezza: fate raffreddare la pasta prima di condirla, aggiungendo qualche cucchiaio di olio perché non si attacchi.

A questo punto siete pronti per condire la pasta, seguite questa procedura: unite per prime le verdure lessate, poi i pomodorini e i ceci interi, in ultimo la crema di ceci, con gli odori che avete scelto e la frutta secca ( io ho preferito un mix di mandorle, noci e pistacchi).

Un’altra accortezza: non usate frutta secca salata!

Un enorme filo di olio, un po’ di peperoncino, se vi piace, qualche pezzo di aglio crudo e siete pronti ad amalgamare tutto questo ben di Dio.

Ho dichiarato che è un piatto veloce, lo è davvero. Ho solo chiacchierato un po’.

Lasciate commenti, sono sempre graditi.

Buon appetito 😋

Grazielladwan

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