LA MARY CELESTE: UNA LEGGENDA E UNA STORIA.

Immagine creata con IA

IL MIO RACCONTO

Il mare era calmo quel giorno del 1872, come se l’Atlantico avesse dimenticato la furia delle sue onde. La Dei Gratia, una goletta inglese, tagliava le acque con andatura lenta, quando, all’orizzonte, il capitano Morehouse scorse una sagoma che danzava pigramente sui flutti. Una nave, ma senza il frenetico movimento dei marinai. Silenziosa come una tomba in mare aperto.

Si avvicinarono. Il nome Mary Celeste era inciso sullo scafo, eppure nessuno rispondeva ai segnali, nessun grido d’aiuto proveniva dalle sue viscere. Il capitano, allarmato, ordinò ad alcuni uomini di salire a bordo. Il vento, ora leggero, sembrava sollevare un lamento che proveniva dalla nave abbandonata.

Quando misero piede sul ponte, un gelo innaturale avvolse gli uomini. L’aria era densa, come se la nave stessa trattenesse il respiro. Tutto sembrava in ordine: le vele erano spiegate, e nella cambusa c’era cibo a sufficienza per settimane. Eppure, non c’era anima viva. Nessuna traccia di lotta, nessun corpo a testimoniare un destino crudele. Solo il vuoto.

“Strano,” sussurrò uno dei marinai, “è come se fossero svaniti nel nulla.”

Nella cabina del capitano, il diario di bordo era aperto, l’ultima voce datata pochi giorni prima. Nulla indicava un presagio di pericolo, nessuna menzione di tempeste o malattie. Solo normali annotazioni sul viaggio. Eppure, mentre sfogliavano quelle pagine, una sensazione di inquietudine cresceva, come se dietro ogni parola si nascondesse una verità non detta.

Uno degli uomini trovò una bottiglia di vino. Nonostante l’atmosfera pesante, decise di stapparla. Ma nel momento in cui il tappo saltò via, un suono stridulo, simile a un sibilo, risuonò nella cabina. Gli uomini si immobilizzarono, trattenendo il fiato. Il suono non era del mare, non apparteneva al vento. Era un bisbiglio, un richiamo.

La bottiglia scivolò dalle mani tremanti del marinaio e si infranse sul pavimento, rilasciando un liquido scuro, quasi nero. Un’ombra si mosse nell’angolo della stanza, troppo veloce per essere reale. Eppure, tutti la videro.

Uscirono di corsa dalla cabina, il cuore martellante. Nessuno parlò, nessuno volle spiegare ciò che avevano visto. Il mare, prima placido, ora sembrava agitarsi sotto di loro, come se la nave stessa volesse inghiottirli. Tornarono a bordo della Dei Gratia, lasciando il Mary Celeste al suo destino. Nessuno, da quel giorno, osò più avvicinarsi a quella nave.

Quando riferirono il ritrovamento, molti suggerirono ipotesi: ammutinamento, pirati, tempeste improvvise. Ma nessuna spiegazione razionale riuscì mai a colmare il vuoto lasciato dall’assenza di equipaggio. La verità, pensava il capitano Morehouse, era più oscura di quanto la ragione potesse accettare.

Anni dopo, quando il Mary Celeste affondò in circostanze misteriose, il mare restituì solo silenzio. Ma chiunque passasse in quelle acque giurava di sentire, nelle notti più tranquille, un bisbiglio provenire dalle profondità. Un richiamo antico, un canto funebre. E si dice che, se ascolti attentamente, tra le onde si possa ancora scorgere la sagoma della Mary Celeste, la nave fantasma, che continua a vagare, portando con sé i suoi segreti mai svelati.

LA STORIA

La Mary Celeste era una nave mercantile canadese, varata nel 1861 con il nome di Amazon. Dopo diversi incidenti e cambi di proprietà, fu rinominata Mary Celeste e, nel novembre del 1872, salpò da New York diretta a Genova con un carico di 1.700 barili di alcol industriale. A bordo c’erano il capitano Benjamin Briggs, sua moglie Sarah, la loro figlia di due anni, Sophia, e sette membri dell’equipaggio.

Il 5 dicembre 1872, la nave britannica Dei Gratia avvistò la Mary Celeste alla deriva nell’Oceano Atlantico, a circa 600 miglia dalle Azzorre. La nave era ancora in buone condizioni, con le vele spiegate e la cambusa piena di provviste per sei mesi, ma non c’era nessuno a bordo. L’equipaggio della Dei Gratia salì a bordo e trovò la nave vuota, senza segni di lotta o di danni rilevanti. Il carico di alcol era intatto, tranne per nove barili che risultavano vuoti.

L’ultima voce del diario di bordo della Mary Celeste era datata 25 novembre 1872, e non riportava nulla di insolito. Il mistero risiedeva nel fatto che tutta la ciurma e la famiglia del capitano erano scomparsi senza lasciare traccia. La scialuppa di salvataggio era scomparsa, il che suggeriva che l’equipaggio l’avesse utilizzata per abbandonare la nave, ma nessuno seppe mai perché.

Grazielladwan (c)

10 risposte a “LA MARY CELESTE: UNA LEGGENDA E UNA STORIA.”

  1. Se posso ribloggherei

    Piace a 2 people

    1. Certo che puoi, e grazie!!!!

      Piace a 2 people

      1. A te, dovrò lavorarci un po’ per presentarlo nel giusto modo, quindi lo farò tra qualche giorno

        Piace a 1 persona

  2. Chissà, forse un qualche tipo di “pazzia” dovuta all’isolamento in mare…

    Piace a 2 people

    1. In effetti ci sono parecchie teorie in proposito, anche se, secondo me, la più concreta può essere quella della fuga.

      Piace a 1 persona

      1. Sì… ma perché?

        "Mi piace"

      2. Chiaramente il motivo non si saprà mai, ma resta il fatto che mancava la scialuppa di salvataggio. Però, dai, è bello pensare a una soluzione più soprannaturale ☺️

        "Mi piace"

      3. Ci sta😉.

        "Mi piace"

Lascia un commento