FATUSH الفتوش

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Una meravigliosa insalata dal sapore mediorientale 100% vegan.

2 pani tipo arabo o pita greca , cercateli non mollicosi e ben cotti
1 tazza di menta fresca
3 cetrioli medi
1/2 lattuga a foglia larga o tipo romana
4 piccole cipolle di Tropea
1 peperone verde
4-6 ravanelli
3-4 pomodori

Per la salsa

1/3 tazza di spremuta di limone
2 cucchiai di aceto bianco
3-4 spicchi di aglio
1/2 tazza di evo
Sale e pepe
Spezia sommacco

Per prima cosa si deve preparare il pane:
se preferite una insalata leggera allora mettetelo in forno a 170 c. Fino a che è bello arrostito
se amate i piatti originili e calorici allora friggetelo in olio molto caldo.
Siccome è difficile trovare il pane arabo in Italia, quello che vi spacciano per tale , niente altro è che crudo e con tanta mollica, niente a che vedere con quello arabo, chi lo conosce sa cosa intendo! Quindi vi raccomando di togliere bene la mollica prima di arrostire o friggere il pane.
Mettete i pezzetti di pane in una capiente insalatiera e iniziate a preparare la verdura che dovrà essere spezzettata, grossolanamente e man mano che avete i pezzetti pronti metteteli nel contenitore con il pane. Personalmente amo tagliare tutto sul rotondo, un po’ spesso,cosi da riprendere il taglio delle cipolle.
Lavate bene la menta e asciugatela, non tagliatela con il coltello, ma strappatela con le mani.
Amalgamate tutto, con le mani!!!!
Preparate la salsa con le dosi che vi ho indicato , basta miscelare tutto insieme ed il gioco è fatto.
Condite l’insalata quando mancano 5-6 minuti dal pasto, non prima perché il pane diventerebbe molle, non dopo perché sarebbe troppo duro.
Il sommacco va cosparso sull’insalata condita, così per sale e pepe.

N.B.
Il sommacco è una spezia facilmente reperibile in Italia, nei supermercati nello scaffale spezie o nelle erboristerie. Siccome è usato per il kebab, se proprio avete difficoltà a trovarlo, chiedete ad un venditore di darvene un po’ . Il suo gusto richiama il limone, di colore ruggine darà un tocco bellissimo ai vostri piatti.

Buon appetito !!

Jordanian Women’s Union

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Jordanian Women’s Union ( JWU ), è un’ organizzazione, senza fine di lucro, che nasce in Giordania nel 1945, a difesa dei diritti femminili.

Più volte nel corso della sua storia l’organizzazione viene chiusa o fatta vittima di atti di ribellione da parte degli integralisti e del Governo stesso, la chiusura nel 1974 viene attuata dal Ministero degli Interni.Per fortuna dal 1981 prosegue il suo cammino a difesa delle donne e dei loro figli. Molte sono le battaglie politiche che ha condotto e che sta ancora conducendo:
* riforma del matrimonio con la richiesta di innalzamento dell’età da 14 a 18 anni
* lotta a qualsiasi forma di discriminazione
* lotta alla riduzione in schiavitù , in particolare delle donne straniere che lavorano nelle famiglie.
Questo ultimo problema è molto diffuso in Giordania, sebbene ci siano precise leggi riguardanti i contratti di lavoro somministrati agli stranieri che prestano opera presso le famiglie. Trattandosi, in generale, di siriane o palestinesi con problemi nei permessi di soggiorno, vengono schiavizzate dalle famiglie fornitrici di lavoro sotto la minaccia della consegna alle autorità . Sono donne che non possono uscire dalle abitazioni, non viene dato loro salario, non hanno alloggio adeguato e il più delle volte il vitto è insufficiente, sono schiave!.

Dal 1999, il JWU fa un ulteriore passo da gigante instaurando ” il telefono amico “, la prima linea telefonica gratuita dove è tuttora possibile denunciare, in anonimato, violenze e abusi e avere sostegno legale e psicologico in gratuito patrocinio.

Dal 2012, cioè dall’inizio dell’oppressione siriana, l’organizzazione è impegnata nel campo profughi di Za’atari, in aiuto alle migliaia di donne che sono sole perché vedove oppure sono scappate con i figli.

Attualmente la JWU ha 13 sedi distaccate con diverse case protette e opera in altri Stati con lo scopo di cambiare la condizione femminile e tutelarne i diritti, in particolare dove il disagio riguarda le minori.

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QUANDO DIO MANDA I CARRI ARMATI

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“Arrivò una famiglia e disse: Abbiamo le carte

dimostrano che la casa e’ nostra.

– No, no, disse il vecchio. Il mio popolo ha sempre vissuto qui,

Mio padre, mio nonno … e guarda in giardino:

un mio avo lo piantò.

– No, no, disse la famiglia, guarda i documenti.

Ve ne era una catasta.

– Da dove comincio? disse l’uomo

– Non c’e’ bisogno di leggere l’inizio, gli dissero,

Vai alla pagina su cui e’ scritto “Terra Promessa”.

– Ma sono legali?, disse l’uomo. Chi li ha scritti?

– Dio, dissero loro. Li ha scritti Dio. Guarda!

Stanno arrivando i Suoi carri armati”.

(Promised Land, di Michael Rosen, poeta ed attivista ebreo inglese)

FADWA TUQAN

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La poetessa dell’ Intifada.

Fadwa Tuqan nacque a Nablus nel 1917, la sua vita è stata consacrata alla poesia e alla saggistica, un grido di terrore su cosa stava accadendo in Palestina.
I suoi scritti hanno come argomento principale l’occupazione da parte di Israele dei territori Palestinesi, L’ intifada , le atrocità della guerra e la condizione femminile nel mondo arabo.

DIETRO LE MURA

Un’ingiusta mano l’ha costruita

ed è rimasta in piedi

come una maledizione eterna.

Ho guardato le sue lugubri mura,

impolverate dai lunghi secoli, gridando:

mi togliete la luce e la libertà,

ma non potrete spegnere nel mio cuore

la scintilla della speranza.

Maledetti,

potrete soffocare ogni sogno

che rinverdisce ed alimenta il mio cuore

ma il mio cuore non cesserà mai di sognare

anche se sarà chiuso in una cella.

Se mille catene mi legano

altrettante ali fantastiche mi fanno volare.

Maledetti, un’altra persona davanti a voi

s’inchinerebbe e tacerebbe

davanti alla furia;

io mai cesserò d’essere libera.

Canterò i desideri della mia anima

anche se mi schiaccerete in catene.

Il mio canto scaturisce dalla profondità.

(“Sola con i giorni”, il Cairo, 1952)

.

Una penna spuntata

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L'entusiasmo non é leggerezza. "L'entusiasmo è per la vita ció che la fame é per il cibo".

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