
La festività di San Giuseppe, che si celebra il 19 marzo, ha origini molto antiche e si fonda su tradizioni religiose cristiane. San Giuseppe è conosciuto come il padre putativo di Gesù Cristo e il marito della Vergine Maria. La sua festa è molto sentita in varie parti del mondo, specialmente in Italia, dove San Giuseppe è considerato il protettore dei falegnami e, più in generale, dei lavoratori.
Le origini della festa di San Giuseppe si possono rintracciare nel Medioevo, quando la Chiesa Cattolica iniziò a promuovere il culto di Giuseppe come modello di uomo giusto e laborioso, protettore della Sacra Famiglia. Nel 1479, Papa Sisto IV incluse la festa di San Giuseppe nel Calendario Romano Generale, e la data del 19 marzo fu scelta probabilmente perché coincide con l’inizio della primavera, simbolo di rinnovamento e crescita, valori associati a San Giuseppe come nutriente e custode della Sacra Famiglia.
Oltre agli aspetti religiosi, ci sono diverse leggende e tradizioni popolari associate a questa festa. Una delle più note è legata alla “Tavola di San Giuseppe” in Sicilia e in altre parti del sud Italia. Secondo la leggenda, durante un periodo di siccità e carestia, i contadini pregarono San Giuseppe affinché intercedesse per loro. Quando la pioggia arrivò e i raccolti furono salvati, in segno di ringraziamento, allestirono grandi tavolate di cibo per condividerlo con i poveri, tradizione che perdura ancora oggi.
La festa di San Giuseppe è anche collegata alla figura del “fuggiasco”, ovvero una persona scelta tra i poveri o gli emarginati della comunità, che viene invitata a partecipare alla festa e trattata con grande onore e rispetto. Questo uso ricorda l’accoglienza e la protezione che San Giuseppe diede a Maria e Gesù, facendo eco ai valori di solidarietà e cura per i bisognosi.
In molte culture, la festa di San Giuseppe è anche un’occasione per celebrare tutti i padri, simili al modo in cui San Giuseppe è visto come il padre terreno di Gesù.
La miglior invenzione di questa festa, sono le buonissime zeppole.
Le zeppole di San Giuseppe sono strettamente legate alla festività del 19 marzo, divenendo uno dei suoi simboli gastronomici più distintivi, soprattutto in Italia. Questi dolci fritti o al forno, farciti con crema pasticcera e amarene o con un’altro tipo di crema e frutta, sono tradizionalmente preparati e consumati per onorare San Giuseppe.
La tradizione delle zeppole si inserisce nel contesto più ampio delle festività di San Giuseppe, dove il cibo svolge un ruolo centrale come forma di celebrazione e ringraziamento. In origine, la preparazione di dolci specifici per determinate festività aveva il significato di onorare il santo del giorno attraverso doni di cibo, che in questo caso prendono la forma delle zeppole.
Le zeppole di San Giuseppe hanno origine da un’antica tradizione culinaria che si perde nella notte dei tempi, mescolando elementi religiosi, culturali e sociali. Si crede che la loro preparazione sia legata all’usanza di fare offerte e di condividere cibo in segno di devozione e ringraziamento verso il santo protettore. Con il passare del tempo, queste offerte di cibo hanno preso la forma di dolci specifici, che variano a seconda delle regioni italiane ma che mantengono il nome comune di zeppole in onore di San Giuseppe.
La loro preparazione e condivisione incarnano anche l’idea di comunità e di solidarietà verso i meno fortunati, riflettendo l’antica tradizione della “Tavola di San Giuseppe”, già spiegata in precedenza.
Ma non vi illudete che io mi accontenti del tentativo religioso di non far conoscere l’origine di tutte le sue festività.
Prima dell’adozione del cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero Romano, vari popoli europei celebravano le divinità e gli spiriti legati alla fertilità, al rinnovamento della terra e alla fine dell’inverno attorno all’equinozio di primavera o Alban Eiler. Queste festività erano spesso caratterizzate da riti di purificazione, offerte di cibo per assicurarsi un buon raccolto e celebrazioni che segnavano il ritorno della vita dopo i mesi freddi e bui dell’inverno.
Quando la Chiesa Cattolica iniziò a consolidare le sue festività e a stabilire il calendario liturgico, fu frequente l’adozione di date vicine o coincidenti con celebrazioni pagane preesistenti, al fine di facilitare la transizione dei fedeli verso il nuovo credo. In questo modo, le tradizioni e i simbolismi pagani furono spesso cristianizzati e incorporati nelle nuove festività cristiane. La scelta del 19 marzo per celebrare San Giuseppe, vicino all’equinozio di primavera, è un esempio di questa strategia di sincretismo religioso.
Inoltre, il tema della fertilità e del rinnovamento, centrale in molte di queste festività pagane, si riflette anche nel simbolismo cristiano legato a San Giuseppe come protettore della Sacra Famiglia e nutriente del Figlio di Dio, e nel concetto di San Giuseppe come modello di virtù, di lavoro e di cura familiare.
Grazielladwan
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