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L’Arte del Nulla: Lezioni Non Imparate all’istituto tecnico (ragioneria).

Ah, la ragioneria ! Quell’oasi di saggezza dove, tra un’equazione di secondo grado e la compilazione di un bilancio, si suppone che si formino le menti brillanti del futuro amministrativo. Eppure, se mi chiedete cosa ho imparato, la risposta è semplice: tutto ciò che non avrei dovuto fare, insomma, in parole povere, niente.

Ora, non fraintendetemi. Non è che non ci siano stati tentativi da parte dei nostri eroici insegnanti di imboccarci con la conoscenza universale. Piuttosto, le lezioni più indimenticabili sembrano essere state quelle che si svolgevano al di fuori del curriculum ufficiale. Per esempio, l’arte di scrivere bigliettini incomprensibili durante i compiti in classe o il corso accelerato su come dormire con gli occhi aperti (una skill che, fidatevi, è ancora utile in molte riunioni di lavoro).

Ma forse il vero capolavoro educativo del tecnico era il modulo nascosto “Gestione Creativa del Tempo”, ovvero come sembrare impegnati senza fare assolutamente nulla. Ah, quelle lunghe ore passate a contemplare il nulla, pensando a tutto e niente, mentre il prof di matematica cercava disperatamente di spiegare concetti astrusi come la partita doppia.

Ed è qui che si cela la vera lezione: nella scuola dell’esistenza, le classi più importanti sono quelle non programmate. Imparare a navigare l’arte del “fare niente” con stile non solo ci ha preparato sorprendentemente bene per il mondo del lavoro moderno, ma ci ha anche dato quel senso di creatività e autonomia che solo l’istituto tecnico sa regalare.

E quindi, mentre mi chiedo ancora cosa abbia effettivamente imparato alla scuola superiore , non posso fare a meno di sorridere pensando a come queste “non-lezioni” mi abbiano formato. Forse, in un modo tutto suo, la scuola superiore ci insegna lezioni che trascendono il tradizionale curriculum scolastico – insegnandoci a ridere, a essere creativi, e sì, a volte, a fare efficacemente niente.

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