Un esperimento di racconto di fantascienza wired. Potete ribloggare, correggere, sviluppare, approfondire o semplicemente dirmi di dedicarmi ad altri settori.

CAPITOLO 1: RISVEGLIO NEL FUTURO
La sveglia olografica suonò, proiettando numeri luminescenti sul soffitto della stanza. Erano le 6:30 del mattino, del 07 giugno 2154. Alex si svegliò lentamente, stiracchiandosi sotto le coperte termosensibili. La città satellite di Neoterra, con i suoi grattacieli luminosi e le autostrade fluttuanti, iniziava a pulsare di vita mentre il sole sorgeva oltre l’orizzonte artificiale, risultato di decenni di ricerca e sviluppo. Le prime città costruite con questa tecnologia avevano cercato di integrare elementi naturali, ma era stato solo con l’introduzione delle proiezioni olografiche avanzate e delle strutture geosintetiche che era raggiunto il livello di realismo tale da ingannare persino i sensi umani più attenti. Le proiezioni olografiche del cielo, delle nuvole e del sole erano gestite da un’intelligenza artificiale che sincronizzava ogni dettaglio per creare un ciclo diurno e notturno perfettamente armonioso. L’orizzonte artificiale era anche la risposta forzata alle drastiche trasformazioni che il pianeta aveva subito. Nel corso del XXI e XXII secolo, la Terra aveva visto un aumento senza precedenti della popolazione, delle attività industriali e dell’urbanizzazione. Questo sviluppo aveva portato a significativi cambiamenti ambientali, tra cui il degrado degli ecosistemi naturali, la scomparsa di vaste aree verdi e l’inquinamento atmosferico. Le città erano diventate sovraffollate e le condizioni di vita in molte aree erano peggiorate a causa dell’inquinamento e della mancanza di spazi aperti. Le autorità mondiali avevano cercato di mitigare questi problemi con varie iniziative ecologiche, ma l’umanità era ormai intrappolata in un ciclo di crescita e consumo difficile da invertire. Fu in questo contesto che emerse l’idea di costruire città satelliti nello spazio, dove la natura e la tecnologia potessero coesistere armoniosamente grazie a soluzioni ingegneristiche avanzate.
Alex era un ingegnere di reti neurali, specializzato nello sviluppo di interfacce cervello-macchina. Da anni lavorava su un progetto top secret chiamato “Connessione”, un’iniziativa governativa che mirava a collegare le menti umane attraverso una rete neurale globale, permettendo una comunicazione rapida e la condivisione dei pensieri. Quel giorno, Alex aveva un’importante presentazione da fare: il prototipo della Connessione era finalmente pronto per essere testato su larga scala, e lui doveva dimostrare ai suoi superiori che la tecnologia era sicura e funzionante. Dopo una rapida colazione, si diresse verso il laboratorio.
Il laboratorio di ricerca era un edificio imponente, situato al centro della città, proprio sopra al nucleo di meteortallio (vedi Gli Altri di Gaia) che manteneva l’orbita della città satellite. Le pareti erano rivestite di vetro trasparente, offrendo una vista panoramica sulla metropoli. Alex attraversò l’atrio, salutando distrattamente i colleghi, e si diresse verso il livello sotterraneo. Entrò nella sala di controllo, dove una dozzina di scienziati e tecnici lavoravano freneticamente. Al centro della stanza, una sfera metallica fluttuava in una matrice di campi magnetici. Era il cuore della Connessione, il dispositivo che avrebbe permesso alle menti umane di fondersi in un’unica entità collettiva.
«Siamo pronti?» domandò Alex, rivolgendosi al capo tecnico, la fisica Hana Lee.
«Sì, tutto è impostato. Abbiamo bisogno solo del tuo via libera», rispose con un sorriso di incoraggiamento.
Alex prese un respiro profondo e fece un cenno con la testa. I tecnici iniziarono ad attivare i sistemi, e la sfera metallica iniziò a brillare di una luce blu intensa. Alex si sedette su una poltrona ergonomica e indossò un casco ricoperto di sensori neurali. Avvertì un leggero formicolio alla base del cranio mentre la Connessione stabiliva il contatto con la sua mente. improvvisamente, una serie di immagini e suoni lo travolse. Vedeva attraverso gli occhi dei suoi colleghi, sentiva i loro pensieri e le loro emozioni, era come se fosse diventato parte di un organismo più grande, una mente collettiva in cui ogni individuo era un nodo interconnesso. Solo così avrebbero potuto salvare l’umanità rimasta sulla Terra: modificando i loro pensiero.
«L’esperimento sembra funzionare», disse Hana attraverso la Connessione. «Possiamo comunicare senza parole, condividere idee e ricordi in tempo reale.»
Alex provò un’ondata di euforia. Avevano fatto un passo storico pari a quello dell’uomo sulla Luna, della scoperta del meteortallio, della costruzione delle città satelliti. Ma mentre esplorava questa nuova dimensione della coscienza, una sensazione inquietante iniziò a farsi strada nella sua mente. C’era qualcosa di oscuro e sinistro che si annidava nella rete, un’entità sconosciuta che osservava dall’ombra.
CAPITOLO 2: L’INTRUSIONE
All’improvviso, un grido mentale riecheggiò nella Connessione, seguito da un’ondata di panico. Qualcosa stava interferendo con la rete, una forza estranea che cercava di prendere il controllo. Alex sentì la mente di Hana vacillare, e in un istante di terrore capì che doveva fare qualcosa per proteggere i suoi colleghi e l’intero progetto.
«Disconnettetevi! Ora!» urlò mentalmente, mentre cercava di isolare l’intrusione. Ma era troppo tardi, la forza estranea aveva già compromesso i sistemi di sicurezza e stava diffondendosi rapidamente attraverso la rete neurale. Con un ultimo sforzo di volontà, Alex riuscì a interrompere la Connessione, tornando bruscamente alla realtà fisica. Si strappò il casco di dosso e si guardò intorno. I suoi colleghi erano scossi, ma apparentemente illesi.
«Cosa diavolo è successo?» domandò Hana con il volto pallido.
«Non lo so», rispose Alex con il cuore che batteva all’impazzata. «Ma dobbiamo scoprirlo, e in fretta. La Connessione potrebbe essere compromessa.»
La sala di controllo era un tumulto di attività mentre Alex e i suoi colleghi cercavano di comprendere cosa fosse successo. I sistemi di sicurezza erano stati compromessi, e la fonte dell’intrusione rimaneva un mistero.
«Abbiamo bisogno di rintracciare l’origine di quella forza estranea», disse Alex mentre analizzava i log dei sistemi. «Dobbiamo capire com’è entrata nella Connessione, e soprattutto perché.»
«Sto cercando di isolare l’evento nel nostro database», disse Hana, digitando rapidamente sulla console. «Ma sembra che ci sia stata una sorta di alterazione nei nostri dati. Come se qualcuno avesse manipolato le nostre registrazioni.»
«Dobbiamo fare in fretta», aggiunse Alex.
CAPITOLO 3: LA SCOPERTA
Dopo ore di analisi e ricerche, Alex trovò un indizio. «Ecco qualcosa!» esclamò, attirando a sé l’attenzione di Hana. «C’è stato un picco di attività proveniente…per la miseria…proveniente dalla Terra, da un vecchio server 7G, ormai in disuso.»
«Se qualcuno ha usato quel server per infiltrarsi nella Connessione, allora potrebbe farlo chiunque anche non troppo esperto. Dobbiamo andare sulla Terra», rispose Hana secca, ma convinta.
Prepararono rapidamente un team per scendere sulla Terra e ottennero l’immediato permesso al trasporto. La zona da dove proveniva il segnale 7G, era un’area industriale dismessa da tempo. L’edificio che fino a decenni prima era il luogo di lavoro di migliaia di informatici, oggi nient’altro era che un rudere. Al suo interno c’erano ancora vecchi server in disuso, console e cavi . Fu proprio tra questi cavi che, ben nascosto c’era un server funzionante.
«Ti ho trovato!», esclamò Alex con una punta di rabbia. Accese la console e iniziò ad esaminare i registri.
«C’è stata una connessione recente, ma chi potrebbe avere accesso a questa tecnologia così obsoleta?» mormorava Alex mentre con le dita volava sulla tastiera.
Una figura emerse dall’ombra. «I ratti dei satelliti tornano sulla Terra.»
«Victor?» disse Alex.
«Non pensavi di potermi escludere così facilmente, vero? Ho trovato un modo per tornare, e ora la Connessione sarà mio dominio.»
«Chi è questa persona?» domandò Hana sospettosa e impaurita.
«Il dottor Victor Gilbert, allontanato da Neoterra circa vent’anni fa, per aver fatto esperimenti sugli Esseri umani e provocando la morte di alcuni di loro», lo presentò Alex con tono di disprezzo.
«Senti, bamboccio, senza i miei esperimenti, tu non avresti potuto costruire la rete neurale, e io non avrei potuto essere qui a distruggerla.» Fece una mezza piroetta e si inchinò imitando un giullare.
«Finirai sulla sedia elettrica questa volta», lo minacciò Alex.
«Sto tremando! Senti, idiota, quando capiranno che il tuo lavoro è stato bucato da un server in disuso da circa settant’anni, sarai tu a dover dare spiegazioni al Consiglio. Vieni dalla mia parte Alex, il potere di controllare le menti è troppo grande per essere lasciato nelle mani di burocrati e scienziati senza visioni come te e la tua amica qua vicino. Con la Connessione sotto il mio controllo, l’umanità raggiungerà nuove vette.»
Il vecchio server emetteva un ronzio costante mentre Alex e il suo team si preparavano a confrontarsi con Victor. La tensione era palpabile. Victor indossava un casco neurale di design proprio, collegato direttamente alla Connessione. I suoi occhi brillavano di una luce innaturale mentre scorreva dati attraverso la rete neurale globale.
«Non capirete mai la vera potenza della Connessione», disse con voce distorta dall’intensità della sua volontà.
«Victor, fermati!» gridò Alex, cercando di distoglierlo dalla sua ossessione. «Stai giocando con forze che non puoi controllare, non più!»
La mente di Victor si avvolse attorno alla rete come un predatore, cercando di dominare ogni nodo e sinapsi. Alex si collegò al server, avvertendo immediatamente la presenza opprimente di Victor nella rete. Era come una nebbia oscura che cercava di soffocare ogni pensiero e volontà. Nella rete, Alex percepì i pensieri dei suoi colleghi rimasti su Neoterra, uniti in un’unica volontà di resistenza. Con un’intensa concentrazione, cercò di guidare la loro forza collettiva contro Victor, ma questi era potente e preparato.
Victor attaccò con una furia psichica, lanciando ondate di pensieri distorti e manipolatori contro Alex e il suo team. Ogni impulso era un assalto diretto alle loro menti, cercando di spezzare concentrazione e volontà.
«Non potete fermarmi», ringhiò Victor, mentre Alex sentiva la sua presa sulla realtà vacillare. Ma Alex non era solo. Sentiva la presenza rassicurante di Hana accanto a sé, la sua mente un faro di luce nel caos.
«Restiamo uniti», disse Hana attraverso la Connessione. «Non deve avere la meglio.»
Alex concentrò ogni frammento della sua volontà, visualizzando una barriera psichica che bloccava gli attacchi di Victor. Gli altri seguirono il suo esempio, creando un muro di pensieri positivi e di resistenza. Ogni attacco di Victor veniva respinto, ogni tentativo di infiltrarsi nei loro pensieri veniva fermato. La lotta era estenuante. Alex sentiva il suo cervello bruciare sotto la pressione, ma non poteva cedere. Con uno sforzo sovrumano, riuscì a focalizzare un attacco concentrato con gli altri. Dirigevano le loro volontà unite contro il punto centrale della presenza di Victor nella rete.
Victor gridò, un urlo mentale di frustrazione e rabbia, mentre la sua presenza nella rete cominciava a vacillare. La luce nei suoi occhi si affievolì mentre Alex e gli altri riuscivano a isolare la sua mente dalla Connessione.
«Abbiamo quasi fatto», gioì Hana, sentendo la pressione allentarsi. Con un ultimo sforzo, riuscirono a chiudere completamente la connessione di Victor, disattivando il suo casco neurale. Victor crollò al suolo, privo di sensi, mentre la quiete tornava nelle loro menti…
Lascio libertà di concludere, oppure no, questa prova di scrittura fantascientifica wired. Se siete arrivati fin qui, grazie di aver avuto tanta pazienza e costanza.
Attendo vostri commenti.
Grazielladwan
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