LO SCAMBIATORE DI MONDI: IL CANTO DELLE CASCATE – 1

Immagine creata con IA

Anthea emerse dal portale con un leggero balzo, ritrovandosi in un paesaggio che toglieva il fiato. Davanti a lei si estendeva un vasto altopiano verdeggiante, costellato di fiori dai colori vividi, ma ciò che catturò immediatamente la sua attenzione furono le cascate. Si riversavano dalle rocce in alte colonne liquide, ognuna accompagnata da una melodia unica. L’acqua che cadeva non produceva solo il consueto fruscio, ma veri e propri canti, armoniosi e complessi, che riecheggiavano nell’aria come voci eteree.

Anthea avvertì la sensazione di trovarsi in una sinfonia vivente. Ogni cascata, grande o piccola, aveva una sua voce: alcune dolci e tranquille, altre potenti e risonanti, come se raccontassero le storie del mondo attraverso le note. 

Si avvicinò alla più grande delle cascate, soprannominata dagli abitanti del mondo “Eternità.” Qui le voci si fondevano in una complessità che risuonava nel profondo, quasi a toccare l’anima. Era come se l’acqua stessa comunicasse con chi aveva il dono di ascoltare.

Ma qualcosa turbava la scena. Sopra le cascate, un calore opprimente si faceva sempre più intenso. Anthea alzò lo sguardo e vide un asteroide che brillava nel cielo. Non era una pietra comune: il suo bagliore era di un bianco accecante, e dall’oggetto emanava un calore che si sentiva fino a terra. Ogni minuto che passava, l’asteroide si avvicinava sempre più, e Anthea capì cosa stava accadendo: il calore faceva evaporare l’acqua, riducendo il volume delle cascate, e presto il loro canto si sarebbe estinto per sempre.

Senza cascate, il mondo sarebbe diventato silenzioso, privo di quella magia che lo rendeva unico. Gli abitanti, creature esili e diafane fatte quasi di pura energia, si riunirono intorno ad Anthea, incapaci di fermare ciò che stava accadendo. Le loro voci erano un sussurro disperato che si perdeva nel vento.

“Lo senti?” chiese una delle creature, avvicinandosi ad Anthea. La sua pelle brillava alla luce del tramonto, quasi trasparente. “Le cascate stanno cantando il loro ultimo lamento.”

“Perché voi non potete fare nulla per salvarle?” Domandò preoccupata Anthea.

“Non possediamo l’oggetto in tuo possesso, solo tu, con il suo aiuto puoi modificare il tempo.”

Anthea chiuse gli occhi, concentrandosi sulla melodia sempre più flebile delle cascate. Doveva agire in fretta. Non sapeva esattamente cosa fare, ma il suo istinto la guidava. Il portale l’aveva portata in quel mondo, e ora conosceva il motivo.

Si avvicinò al bordo della cascata più grande e immersa la mano nell’acqua. La sensazione era strana: non era solo liquida, ma vibrava come se fosse viva. Improvvisamente un’idea le attraversò la mente: forse l’acqua delle cascate poteva comunicare direttamente con lei, se avesse trovato il modo di ascoltare davvero.

Anthea respirò profondamente, aprì lo scambiatore e lasciò che il canto delle cascate riempisse la sua mente. Era come entrare in sintonia con un linguaggio antico e dimenticato. Il canto divenne una guida, un’eco che le svelò la verità: l’asteroide non era un nemico naturale, ma un elemento portato da una distorsione temporale, un errore nel tessuto di quel mondo.

La chiave per fermarlo era nelle cascate stesse, nelle loro voci. Doveva creare una melodia unica, un’armonia in grado di riparare il cielo, chiudendo la frattura temporale e fermando l’asteroide.

“Fidati del tuo cuore,” le disse la creatura. “Lascia che il canto ti guidi.”

Anthea chiuse di nuovo gli occhi, lasciandosi andare completamente. Con un movimento fluido, sollevò entrambe le mani verso l’alto, puntò lo scambiatore verso l’asteroide come una direttrice d’orchestra, e le cascate risposero. Le melodie si alzarono e si intrecciarono, formando un’armonia che Anthea non aveva mai sentito prima. Una melodia potente e dolce, che vibrava nel cielo e nel suolo.

Il calore dell’asteroide cominciò a diminuire. Le acque si innalzarono con più forza, e l’aria si riempì di voci sempre più forti. Il cielo si distorse leggermente, e Anthea vide l’asteroide rallentare fino a fermarsi del tutto. Con un’ultima esplosione di luce, l’oggetto scomparve, dissolto dalla melodia perfetta delle cascate.

Il silenzio calò. Anthea aprì gli occhi. Le cascate erano di nuovo intatte, ma ora il loro canto era più forte, più profondo. Aveva dato loro nuova vita.

Le creature si avvicinarono, inchinandosi davanti a lei. “Hai salvato il nostro mondo,” dissero. “Il canto delle cascate non sarà mai dimenticato.”

Una delle creature si staccò dal gruppo, portando tra le mani qualcosa di straordinario: un pezzo di carta sottile e luminescente, su cui erano impresse linee e note, scritte con inchiostro scintillante che brillava come l’acqua stessa. Era uno spartito, ma non uno qualsiasi: rappresentava la melodia che Anthea aveva orchestrato per salvare le cascate.

“Questo è il dono delle acque,” spiegò la creatura. “La melodia del nostro mondo, la chiave per aprire nuovi portali o per chiuderli. Tienila con te, perché potresti averne bisogno in un altro luogo, in un altro tempo.”

Anthea prese lo spartito con reverenza. Le note brillavano dolcemente al contatto con le sue mani, come se avessero una vita propria. Sentiva il potere di quella melodia vibrare attraverso il foglio, come un ricordo vivo del mondo che aveva salvato. Un prezioso dono, che l’avrebbe accompagnata nelle sue future esplorazioni.

Grazielladwan

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