LO SCAMBIATORE DI MONDI: 3-LA DIMENSIONE DELLE VIBRAZIONI

Immagine creata con IA

Anthea si trovava in ginocchio, con le mani premute sulle orecchie, ma era inutile. I suoni la attraversavano come onde impetuose, penetrando non solo il suo udito, ma ogni cellula del suo corpo. Ogni cosa vibrava in questo mondo. Persino l’aria era densa di una musica caotica e discordante, come se la realtà stessa stesse implodendo in una sinfonia malata.

Di fronte a lei, il popolo che abitava quel mondo — umanoidi dai lineamenti familiari, ma con occhi spalancati e bocche mute — comunicava con gesti rapidi e decisi. Il loro linguaggio dei segni era un balletto disperato, eppure magnificamente fluido. Ma, nonostante la bellezza dei loro movimenti, Anthea vedeva la sofferenza nei loro sguardi. Erano oppressi da quel suono pervasivo, incapaci di fuggire da ciò che li stava portando all’estinzione.

Estrasse lo spartito donatole dalle Cascate, il ricordo di quel mondo dalle acque melodiche, ancora vivido nella sua mente. I simboli sul foglio sembravano brillare, come se attendessero il momento giusto per essere utilizzati. Jonathan, attraverso il dispositivo di comunicazione sicuro, la osservava con la solita determinazione e la curiosità scientifica che non lo abbandonava mai.

“C’è un legame fra questi suoni e la struttura del mondo”, disse Jonathan, analizzando le onde sonore che Anthea gli stava trasmettendo. “È come se la materia fosse sintonizzata su una frequenza dissonante. Dobbiamo trovare un modo per armonizzarla. Hai lo spartito delle Cascate, giusto?”

Anthea annuì, cercando di non farsi distrarre dalle vibrazioni sempre più forti che scuotevano il terreno sotto i suoi piedi.

Jonathan studiava velocemente i dati. “La melodia delle Cascate… quella frequenza non è solo un suono. È una chiave. Se riusciamo a convertirla, potremmo modificare il campo vibrazionale che sta distruggendo questo mondo.”

Anthea strinse lo spartito tra le mani, mentre Jonathan iniziava a dettare istruzioni. Ogni nota, ogni movimento della penna, sembrava allinearsi con qualcosa di invisibile ma potentemente reale. Le leggi della fisica in quel mondo erano intrinsecamente connesse al suono; un campo vibrazionale capace di rimodellare la materia stessa.

Seguendo i calcoli di Jonathan, Anthea fece scorrere le dita sopra i simboli dello spartito, e una melodia si levò nell’aria. Non era prodotta da strumenti, né dalla sua voce. Era come se il suono stesso fosse evocato dalle sue intenzioni, plasmando la realtà attorno a lei. Il caos vibrante che l’aveva sopraffatta cominciò a rallentare, come un mare in tempesta che, all’improvviso, diventa calmo.

Gli abitanti del mondo si fermarono. I loro occhi si spalancarono, colmi di stupore. Uno di loro, una donna dalla pelle dorata e le mani segnate da anni di gesti, portò le dita alla gola. Un suono — debole, incerto, ma inconfondibile — uscì dalle sue labbra. Era una parola, la prima che probabilmente avevano pronunciato da secoli.

Anthea trattenne il fiato. Il popolo, un tempo condannato al silenzio, stava riscoprendo la voce. La melodia che lei e Jonathan avevano creato non solo aveva guarito il mondo dalle sue ferite vibrazionali, ma aveva risvegliato la capacità di udire e parlare.

Jonathan, dalla Terra, osservava incredulo. “Abbiamo trasformato un’arma di distruzione in uno strumento di guarigione”, disse a bassa voce. “Anthea, hai appena cambiato il destino di questo mondo.”

Anthea si voltò verso il dispositivo, percependo la pausa riflessiva di Jonathan dall’altra parte. Le sue parole non avevano ancora raggiunto l’eco della gratitudine che si irradiava dalla popolazione davanti a lei, ma poteva già immaginare la mente di Jonathan all’opera, calcolando, analizzando.

Anthea sorrise, osservando quella popolazione risvegliarsi al suono.

“Stai pensando a qualcosa, vero?” chiese Anthea, rompendo il silenzio.

Dall’altro capo, la sua voce giunse distorta per un attimo, come se il campo vibrazionale di quel mondo avesse impresso una sfumatura diversa alla loro connessione. Poi, Jonathan rispose: “Anthea, quello che abbiamo appena fatto… la conversione del suono distruttivo in qualcosa di armonico… è straordinario. Non solo per questo mondo, ma per la Terra.”

Anthea strinse lo spartito tra le mani, percependo un fremito. “Vuoi usare lo stesso principio anche sulla Terra?”

Jonathan rimase silenzioso per un momento. Poi, con il tono risoluto di chi sa di avere tra le mani qualcosa di rivoluzionario, disse: “Sulla Terra, la materia non emette suoni in modo così evidente, ma le vibrazioni ci sono. Ogni cosa, dalle montagne agli esseri viventi, ha una frequenza. E ci sono luoghi in cui quelle frequenze sono… disturbate. Come se fossero dissonanti, proprio come in questo mondo. Pensa alle malattie, al disordine nelle persone, al caos ambientale. Se riuscissimo a utilizzare lo stesso principio che abbiamo appena scoperto qui, potremmo armonizzare le frequenze della Terra. Non solo curare, ma prevenire. Ristabilire un equilibrio vibrazionale che potrebbe cambiare il modo in cui viviamo.”

Anthea si accigliò, non tanto per il concetto — che, in fondo, aveva una sua logica nel mondo delle leggi naturali — quanto per la sua portata. “Jonathan, parli di alterare la frequenza del pianeta. Non possiamo sapere quali conseguenze potrebbe avere. Ogni equilibrio ha una sua ragione di esistere, anche se non lo comprendiamo appieno.”

Dall’altro capo, Jonathan fece un lungo respiro. “Lo so. E hai ragione, dobbiamo procedere con cautela. Ma non posso ignorare quello che abbiamo appena scoperto. La cimatica, lo studio delle onde e delle vibrazioni, ha già dimostrato che le frequenze possono influenzare la materia, persino la vita. Se riusciamo a manipolare queste onde, potremmo risolvere problemi che sembrano insormontabili. Immagina… guarire malattie senza farmaci, ristabilire equilibri ambientali con il suono.”

Anthea restava in silenzio. C’era una tentazione in quel pensiero, una promessa di poter fare del bene su una scala impossibile. Tuttavia, i mondi paralleli le avevano insegnato una lezione cruciale: il potere, per quanto ben intenzionato, può sempre trasformarsi in qualcosa di imprevedibile.

“Dobbiamo andare avanti con molta attenzione, Jonathan”, disse infine. “Ogni mondo ha un equilibrio che non possiamo stravolgere. Forse quello che abbiamo scoperto qui può aiutare, ma dovremmo testarlo in modo graduale, capire tutte le implicazioni. La Terra ha i suoi ritmi. Cambiarli potrebbe essere rischioso.”

Jonathan non rispose subito, ma Anthea percepì il suo consenso, anche se esitante. “Hai ragione”, ammise infine. “Studierò a fondo la questione prima di fare qualsiasi passo. Ma il potenziale… è immenso.”

Anthea annuì, anche se Jonathan non poteva vederla. Il mondo davanti a lei stava lentamente tornando a una nuova normalità: il popolo stava iniziando a riscoprire la voce, a sperimentare suoni che avevano dimenticato. Era un miracolo, senza dubbio, ma uno che portava con sé la consapevolezza di un delicato equilibrio.

Forse, un giorno, Jonathan sarebbe riuscito a portare quella stessa armonia anche sulla Terra, ma Anthea sapeva che il prezzo della scoperta era sempre incerto. Con uno sguardo al popolo che si riappropriava del proprio mondo, si preparò a partire, consapevole che il futuro sarebbe stato pieno di nuove sfide — e di nuove scelte difficili da affrontare.

Grazielladwan (c)

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