
Anthea, con il bambino tra le braccia, camminava lungo il sentiero di terra battuta che conduceva alla sua casa sulla Terra. Il cielo era limpido, ma dentro di lei c’era solo confusione. La Terra non era la casa del bambino, in realtà un anziano. Doveva riportarlo sul mondo Bambino, ma lo Scambiatore non si sarebbe attivato per portarla in un luogo che non aveva più bisogno di essere salvato.
Il bambino la guardava con occhi fiduciosi, inconsapevole delle complessità che la tormentavano. Anthea si fermò, osservando il piccolo volto, e sussurrò: «So che là ti attende una famiglia, ma… non posso riportarti lì così facilmente.»
Mise una mano sullo Scambiatore, sperando di sentire un segnale, una vibrazione, ma nulla. Aveva bisogno di una nuova soluzione, e solo una persona poteva aiutarla. Il mercante.
Quel misterioso individuo che le aveva dato lo Scambiatore sembrava avere accesso a segreti che lei non poteva nemmeno immaginare. Doveva trovarlo, e in fretta, prima che al bambino succedesse qualsiasi cosa.
Anthea strinse il piccolo con più forza, sentendo il peso della responsabilità crescere dentro di lei. «Troveremo una strada,» gli promise, anche se dentro di sé sapeva che non sarebbe stato facile.
Anthea sedeva al tavolo di Jonathan, osservandolo mentre lui si immergeva nei suoi calcoli e nei suoi strumenti. Aveva sperato che Jonathan potesse rintracciare il mercante attraverso qualche traccia, ma sembrava che fosse sparito nel nulla, senza lasciare alcun segno della sua esistenza.
Jonathan, senza distogliere lo sguardo dal monitor, si strofinò il mento. «C’è un altro modo, Anthea. Ricordi come abbiamo chiuso il portale nella dimensione delle vibrazioni?»
Lei annuì, incerta su dove volesse arrivare.
«Quella dimensione reagiva alle vibrazioni, alla frequenza giusta. Se riusciamo a capire come funziona lo Scambiatore, potremmo trovare la vibrazione che lo attiva a comando, permettendoti di controllare dove andare.»
Anthea si sedette più eretta, le sue speranze si riaccendevano. «Vuoi dire che potrei attivarlo e tornare su Bambino anche se non ha più bisogno di me?»
Jonathan annuì. «Esatto. Dobbiamo solo trovare la giusta frequenza per farlo rispondere.»
La speranza era tornata, ma la sfida era appena iniziata. Ora dovevano capire come tradurre quella teoria in pratica.
Jonathan si alzò dalla sedia, con l’entusiasmo che solitamente aveva ogni volta che una nuova scoperta si presentava davanti a lui. «Dobbiamo prima analizzare lo Scambiatore. Se è vero che reagisce a una specifica frequenza, allora posso creare un dispositivo che emetta le giuste vibrazioni per attivarlo.»
Anthea si alzò anche lei, seguendolo verso il laboratorio. Lo Scambiatore era al sicuro nella tasca del suo mantello, lo aveva tenuto stretto, consapevole del suo potere, ma anche del suo mistero.
«Cosa devo fare?» chiese, osservando Jonathan mentre tirava fuori un apparecchio che non aveva mai visto prima. Era un piccolo dispositivo con una serie di leve e pulsanti, simile a un piccolo generatore di frequenze.
«Dovrai tenere lo Scambiatore su questa piattaforma», disse Jonathan, indicando una lastra metallica collegata al dispositivo. «Inizieremo con una gamma di frequenze basse e aumenteremo gradualmente fino a trovare quella giusta. Se lo Scambiatore risponde, lo sapremo.»
Anthea estrasse lo Scambiatore dal mantello, lo tenne un momento nella mano, sentendo il peso leggero ma significativo, come se fosse in attesa di qualcosa. Lo posò delicatamente sulla piattaforma, poi guardò Jonathan.
«Pronta?» chiese lui, alzando un sopracciglio.
Anthea annuì. «Pronta.»
Jonathan iniziò a manipolare il dispositivo, e un leggero ronzio riempì l’aria. Le prime vibrazioni erano impercettibili, ma Anthea poteva sentirle nella punta delle dita, una leggera sensazione che si irradiava dallo Scambiatore.
Dopo alcuni minuti, il ronzio si fece più acuto, e improvvisamente lo Scambiatore emise un lieve bagliore. Anthea trattenne il fiato.
«Lo hai visto?» chiese Jonathan, con un sorriso soddisfatto. «Stiamo andando nella direzione giusta.»
Il bagliore si intensificò mentre Jonathan continuava a regolare la frequenza. Poi, improvvisamente, lo Scambiatore si attivò del tutto, e una corrente d’aria avvolse la stanza, come se una finestra invisibile si fosse appena aperta su un altro mondo.
«Ci siamo!» esclamò Jonathan.
Anthea si avvicinò allo Scambiatore, sentendo l’energia pulsare sotto la sua mano. «Funzionerà?» chiese con una certa incredulità.
Jonathan si girò verso di lei, soddisfatto. «Sì, credo proprio di sì. Ora puoi usarlo quando vuoi, non solo quando i mondi ti chiamano.»
Anthea lo guardò con gratitudine, e con il cuore che batteva più forte. Ora poteva finalmente riportare il bambino al suo mondo, dove una famiglia lo attendeva.
Anthea attraversò il portale e si ritrovò nuovamente su Bambino, accolta dal familiare paesaggio di verdi distese e cieli limpidi. La festa iniziò subito, con i bambini, o meglio, gli abitanti che apparivano come bambini, ma che in realtà erano adulti nella loro società, che si radunavano intorno a lei con gioia e gratitudine. Canti e danze riempivano l’aria, mentre lei stringeva ancora il bambino che aveva portato con sé dal mondo dei Krogan.
In mezzo alla folla, una coppia si fece avanti. Avevano l’aspetto di giovani bambini, con occhi vispi e sorrisi luminosi, ma Anthea sapeva che l’apparenza ingannava. Questi “bambini” erano adulti, nati anziani e che ringiovanivano col tempo. Era uno degli aspetti più straordinari di quel mondo.
La madre, appariva come una bambina di non più di sette o otto anni, si avvicinò, tendendo le mani verso il bambino che Anthea teneva tra le braccia. «Grazie per averlo riportato a noi,» disse con una voce soave, ma dal tono maturo e riflessivo. C’era qualcosa di solenne nel suo sguardo, una consapevolezza che andava oltre l’apparenza.
Anthea esitò per un istante. «Chi è davvero questo bambino?» chiese, sentendo che c’era qualcosa di più profondo in gioco.
La madre abbassò lo sguardo, come se stesse ponderando le parole. «Non è un bambino, non nel modo in cui lo intendi tu. Lui è uno degli Antichi. È stato su questo mondo per molti anni. A causa della sua natura, il tempo lo ha trattenuto in una forma che non corrisponde alla sua vera essenza.
Anthea osservò il piccolo volto sereno del bambino che aveva stretto tra le braccia per tutto quel tempo. «Uno degli Antichi?»
Il padre del bambino, anche lui con l’aspetto di un ragazzino, intervenne con un tono grave. «Gli Antichi sono esseri speciali qui su Bambino. Nascono anziani e crescono ringiovanendo, come tutti noi, ma il loro legame con il tempo è diverso. Lui è rimasto intrappolato, lontano da noi, e ha vissuto per troppi anni in quel mondo crudele. Ora che è tornato, potrà finalmente ringiovanire come avrebbe dovuto, e diventare Essenza.»
«Morirà?» domandò terrorizzata.
«No, lo scopo degli Antichi, è di proteggere questo mondo, ma per fare questo dovranno passare la dimensione. Lui, dovrà ricongiungersi con gli altri Antichi.»
Anthea comprese finalmente l’intero quadro. Quel bambino che aveva salvato non era mai stato solo un innocente disperso, ma una figura antica e saggia, bloccata in un ciclo temporale anomalo. Ora, con il ritorno a casa, avrebbe potuto riprendere il suo ciclo naturale.
Con un respiro profondo, lasciò che la madre prendesse il bambino tra le braccia. «È dove deve essere,» disse con accettazione, guardando la famiglia riunita mentre si allontanava.
Il sole iniziava a tramontare su Bambino, e Anthea, col cuore più leggero, si voltò verso il portale. Il suo compito lì era concluso.
Domani il finale.
Grazielladwan (c)
Lascia un commento