Episodio 7

La base della ODA era un intreccio di corridoi illuminati da luci fredde e artificiali. Elena e Jonas sedevano su due lettini metallici, mentre una serie di macchinari analizzava ogni parametro del loro corpo. Le visite erano iniziate da poco, e il silenzio nella stanza era interrotto solo dal ronzio delle apparecchiature.
Elena si sentiva a disagio. Non per gli esami, ma per quella sensazione di vuoto che percepiva da quando avevano lasciato Petra. Qualcosa di oscuro si muoveva ai margini della sua coscienza, una eco che si faceva sempre più insistente.
«Hai riposato?» chiese Jonas, girandosi verso di lei.
Elena scosse la testa. «No, ma non credo c’entri la stanchezza.»
Prima che potesse spiegarsi meglio, sentì una fitta acuta alla testa. Era come se un peso invisibile le stesse schiacciando il cranio. Si portò una mano alla tempia, cercando di respirare, ma la sensazione peggiorava. Poi, una voce risuonò nella sua mente. Non la sua, non quella di Jonas. Era una voce grave, aliena, familiare.
“Elena…”
La voce di Nixar penetrò nella sua mente con la forza di un colpo d’ariete. “Non c’è tempo. Devi aiutarmi.”
Elena sobbalzò, facendo cadere a terra un monitor portatile. Jonas si alzò di scatto. «Che succede? Elena, stai bene?»
Lei lo ignorò, stringendo i pugni. «Come diavolo fai a essere qui?»
“Non sono qui. Sono nella tua mente. È il solo modo. Ascoltami, non posso permettermi di morire. Non ancora.”
Elena cercò di scacciare la voce, ma era impossibile. Nixar si faceva strada nei suoi pensieri con una violenza crescente. Cercò di mantenere la calma, ma la sua rabbia esplose. «Non ti aiuterò mai, Nixar. Se muori, la Terra sarà salva. Dovresti considerarti fortunato.»
“Sciocca.” La voce si fece più tagliente, colma di disprezzo. “Credi che la mia morte risolva qualcosa? I miei nemici non sono solo i terrestri. Sono il tempo, l’entropia, la fine stessa. Se muoio, distruggerò tutto ciò che conosci. Non hai idea di cosa stai costringendo il tuo mondo ad affrontare.”
Elena rise, un suono amaro e graffiante. «Allora muori velocemente e portati via il tuo caos con te.»
Per un momento ci fu silenzio. Poi Nixar tornò, con una ferocia glaciale. “Pensi di avere il controllo? Posso cancellarti, Elena. Ogni ricordo, ogni pensiero. Lasciarti un guscio vuoto. O mi aiuti a rientrare nella capsula, o perderai tutto ciò che sei.”
Elena serrò i denti, cercando di resistere alla minaccia. «Non sai cosa dici. Modificare la storia potrebbe distruggere anche te. Non c’è garanzia che salvarti risolva qualcosa. Potresti peggiorare tutto.»
“Eppure sono qui. Siamo qui. Non sono un errore, Elena. Sono l’unica possibilità che hai per salvare questo pianeta. Mi odii, e va bene, ma se muoio, ti assicuro che non sarai viva abbastanza per festeggiare.”
Elena sentì un’ondata di calore nella mente, seguita da immagini confuse: mondi distrutti, oceani di stelle spente, e infine la figura di Nixar, in piedi tra le rovine, con l’artefatto in mano. Era come se cercasse di costringerla a vedere la sua visione, il suo destino. La pressione divenne insopportabile, e lei gridò.
Jonas la afferrò per le spalle, scuotendola. «Elena, chi ti sta facendo questo?»
Con uno sforzo sovrumano, Elena ruppe il contatto mentale con Nixar, respirando a fatica. Guardò Jonas, il volto pallido e le mani che tremavano.
«È Nixar», sussurrò. «È nella mia testa. E non se ne andrà finché non lo aiuto…»
Grazielladwan (C)
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