NON È UN CADAVERE…È SOLO IN ATTESA

Episodio 9

Immagine creata con IA

L’operazione era scattata all’alba. Una squadra scelta della ODA, equipaggiata con rilevatori a frequenze interdimensionali, aveva individuato Nixar nascosto tra le rocce di Petra. Il comandante alieno aveva fatto del suo meglio per evitare la cattura, ma era stato sopraffatto. L’artefatto dell’invisibilità, strappatogli durante lo scontro, veniva ora custodito in una camera sigillata nella base.

Nixar si lasciò cadere in ginocchio, il corpo apparentemente privo di forze. I suoi occhi alieni, pieni di un’energia oscura, fissavano il comandante della squadra con un’espressione enigmatica.

«Siamo riusciti a neutralizzarlo», comunicò uno dei militari via radio. «Lo portiamo alla base.»

Non sapevano che, in realtà, Nixar li stava lasciando fare. La sua mente calcolava ogni mossa, ogni respiro dei suoi carcerieri. La sua forza non era solo fisica: era nella sua capacità di piegare la percezione degli altri. L’artefatto dell’invisibilità non era l’unico strumento che possedeva. Era lui stesso un’arma.

Mentre veniva trasportato su una barella rinforzata, con le braccia e le gambe incatenate, Nixar rimase immobile, i suoi pensieri concentrati su un unico obiettivo: Elena.

Alla base, Elena stava ancora recuperando dalla violenta intrusione mentale subita. I medici della ODA cercavano di calmarla, ma lei non riusciva a dimenticare la sensazione della voce di Nixar nella sua testa.

«Non è solo nella tua mente», le aveva detto Jonas poco prima. «Ora è qui, fisicamente. Lo hanno catturato.»

Elena si voltò di scatto. «Lo hanno portato qui? Alla base? Siete impazziti?»

«È sotto controllo», rispose Jonas, ma il suo tono era incerto. «Gli hanno tolto tutto, persino l’artefatto. È sedato e incatenato.»

«Non lo conoscete», replicò Elena, la voce incrinata. «Non potete controllarlo. Nessuno può.»

Nixar venne portato in una cella di contenimento. Pareti di metallo rinforzato e campi di forza energetici impedivano ogni fuga, almeno in teoria. I tecnici della ODA monitoravano ogni parametro, convinti che il prigioniero fosse completamente neutralizzato. Ma Nixar osservava. Aspettava.

Dopo ore di silenzio, alzò finalmente la testa, fissando una delle telecamere. I suoi occhi si illuminarono di una luce innaturale. I monitor della sala di controllo lampeggiarono, poi si spensero per qualche secondo. Quando si riaccesero, Nixar era ancora lì, immobile. I tecnici non si accorsero che il danno non era solo nei sistemi della base, ma nella loro percezione.

Elena si trovava nella sala comune quando una voce fredda e familiare risuonò nella sua testa.

“Ci incontriamo di nuovo, Elena.”

Si portò le mani alla testa, il respiro accelerato. «Come fai? Sei bloccato, non puoi…»

“Poveri illusi. Pensano di avermi sconfitto. Pensano che il loro metallo e i loro campi di forza possano trattenermi. Ma io sono già qui, nella tua mente. E ora tu mi aiuterai a finire ciò che ho iniziato.”

Elena sentì il panico avvolgerla. «Non ti aiuterò. Non ti lascerò farlo.»

“Non hai scelta.”

All’improvviso, il suo corpo si irrigidì. Era come se qualcosa di estraneo stesse prendendo il controllo. Le sue mani, tremanti, iniziarono a muoversi senza il suo consenso. Cercò di resistere, ma era inutile.

Jonas entrò nella stanza, notando subito la sua espressione vacua. «Elena? Tutto bene?»

«Devo… devo andare alla sala laboratorio», rispose lei, la voce monotona, come se parlasse qualcun altro al suo posto.

Jonas la seguì, sospettoso. «Aspetta, cosa vuoi fare?»

Ma Elena non rispose. Entrò nella sala in cui era custodita la provetta contenente il microrganismo di Borex. I tecnici le lanciarono un’occhiata distratta, troppo impegnati nei loro compiti per notare qualcosa di strano.

“Liberami!” ordinò la voce di Nixar.

Elena lottava contro il comando, ma il suo corpo non rispondeva. Le sue mani si mossero verso il meccanismo di sicurezza che proteggeva la provetta.

«Elena!» Jonas le afferrò il braccio, cercando di fermarla. «Cosa stai facendo?»

La sua voce spezzò per un momento l’incantesimo. Elena si fermò, gli occhi pieni di terrore. «Jonas, aiuto… lui… lui è nella mia testa!»

Nixar, percependo l’interferenza, intensificò la sua presa mentale. Elena gridò, un urlo che riecheggiò nella sala. I monitor intorno a loro esplosero, e una luce oscura si propagò nella stanza.

«Chiudete tutto!» gridò uno dei tecnici. «Blocchiamo il sistema!»

Ma era troppo tardi. Nixar aveva già iniziato a spezzare ogni barriera, sia fisica che mentale.

Prese Elena e rubò un elicottero…

Grazielladwan (C)

4 risposte a “NON È UN CADAVERE…È SOLO IN ATTESA”

  1. Complimenti Graziella, seguo 🌹❤️🐈‍⬛

    "Mi piace"

  2. Mi sono perso un po’ di puntate

    Piace a 1 persona

      1. sì sì 😛

        "Mi piace"

Lascia un commento