
Oggi tocca alla mia serie tv preferita, la seguo dalla prima puntata: The Walking Dead: The Ones Who Live” –
@@Quando i non-morti sembrano più vivi di noi@@
Ho appena finito l’ultima puntata dello spin-off The Walking Dead: The Ones Who Live, e sono qui per condividere con voi il mio viaggio fatto di suspense, zombie affamati, e quei personaggi che, francamente, non so come facciano ancora a sopravvivere. Ammettiamolo: sono anni che vediamo Rick e compagnia riuscire a cavarsela con un cacciavite arrugginito e un rotolo di scotch, MacGiver spostati, mentre io non riesco nemmeno a riparare una sedia IKEA.
Eppure, questa nuova serie è riuscita a riportare in auge la domanda fondamentale: quanto possiamo tirare avanti prima che gli zombie si stufino di noi? Spoiler: sembra che abbiano una pazienza infinita.
La trama: da apocalisse a soap opera.
In The Ones Who Live, Rick Grimes ritorna, dopo anni di assenza, come un uomo che sembra essere uscito da un corso intensivo di filosofia zombie. Ogni frase è carica di significato, come se fosse un poeta in pensione (tra l’altro, perché gli zombie non lo mangiano mai? Ha forse scoperto un deodorante speciale?). Intanto Michonne, con la sua spada e il suo sguardo di acciaio, dimostra che si può essere genitori modello anche durante l’apocalisse, basta solo decapitare qualche non-morto qua e là.
Lo spin-off punta tutto sui sentimenti: amore, famiglia, sacrificio… ma anche su quella classica dose di zombie che sbucano sempre nei momenti meno opportuni. Tipo quando decidi di fare un monologo drammatico sul senso della vita: BAM! Arriva il morto vivente a rovinarti tutto.
I punti salienti: perché guardarlo?
1. Zombie sempre in ritardo: Gli zombie non sono più i mostri spaventosi di una volta, ma più simili a vecchi amici che non capiscono quando è ora di andarsene. Li vediamo spuntare fuori lentamente, come se avessero perso Google Maps.
2. Rick, l’inarrestabile: Rick è ancora il protagonista, ma diciamolo: quest’uomo ha nove vite più di un gatto. A proposito, tutto ciò nei fumetti non esiste!
3. Momenti di “genialità”: Ogni volta che i protagonisti risolvono i problemi con idee assurde, mi chiedo se noi, nella vita reale, riusciremmo a essere altrettanto brillanti. No, la risposta è sempre no.
Perché ci piace ancora:
Guardare The Ones Who Live è un po’ come vedere un vecchio amico che non vedi da anni: un po’ invecchiato, con qualche acciacco, ma con lo stesso carisma che ti fa affezionare di nuovo. Gli zombie, invece, sembrano avere il segreto per l’eterna giovinezza… beh, più o meno.
Conclusione: un giro sulle montagne russe della nostalgia.
Se sei un fan storico di The Walking Dead, questo spin-off è un bel modo per chiudere un capitolo (o forse no, dato che continuano a inventarsi nuovi spin-off come se fosse la saga di Fast & Furious degli zombie). È epico, nostalgico e pieno di momenti da far alzare gli occhi al cielo, ma in fondo… non è proprio questo il bello?
Ora, scusatemi, vado a preparare un kit di sopravvivenza.
Grazielladwan (C)
Un’esperienza
Una canzone (significato completamente diverso, ma mi piaceva metterla)
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