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Tra le pieghe del tempo, quando le civiltà umane si affacciavano timidamente all’orizzonte della storia, mani sapienti e sconosciute eressero giganti di pietra. Solitari o disposti in schiere geometriche, i menhir e le pietre erette hanno attraversato i millenni, testimoni silenziosi di un sapere che sembra non appartenere a questo mondo. Ma cosa spingeva antichi popoli, privi di tecnologia avanzata, a muovere e sollevare queste colossali masse di roccia? E se dietro queste opere si celasse un enigma più grande, qualcosa che sfida le nozioni accettate di storia?

Provo ad esplorare il lato più oscuro e affascinante delle pietre erette, abbracciando una delle teorie più controverse e suggestive: quella degli antichi astronauti.

Pietre come strumenti di comunicazione extraterrestre?

La teoria degli antichi astronauti sostiene che, in un passato remoto, esseri provenienti da altri mondi abbiano visitato la Terra, donando conoscenze e tecnologie alle civiltà proto-umane. Le pietre erette, con i loro allineamenti celesti e la precisione quasi impossibile nella lavorazione, potrebbero essere state create sotto la guida di questi “visitatori”.

• Portali verso le stelle: Alcuni ricercatori ipotizzano che le pietre erette non fossero semplici monumenti, ma strumenti per amplificare l’energia terrestre e creare connessioni con il cosmo. I cerchi di pietra, come Stonehenge, potrebbero aver agito da trasmettitori per inviare segnali a stelle lontane, o addirittura come portali dimensionali. Una tecnologia avanzata, travestita da rituale primitivo.

• Mappatura galattica: Gli allineamenti astronomici di siti come Carnac in Bretagna e Callanish in Scozia non sembrano casuali. Alcuni studiosi ritengono che questi complessi rappresentino mappe stellari o schemi per guidare gli “dei” alieni nei loro ritorni ciclici sulla Terra. È curioso come alcune pietre sembrino puntare verso costellazioni specifiche, come Orione, spesso associata nella mitologia a esseri divini o ultraterreni.

Le antiche energie: tecnologia nascosta?

Le pietre erette non erano solo monumenti statici. Gli antichi sembravano comprenderne il potere. Esistono teorie che suggeriscono che i menhir fossero conduttori di energia geomagnetica, capaci di incanalare le forze telluriche della Terra. Se così fosse, chi ha insegnato a queste civiltà primordiali a sfruttare tali energie?

Alcuni ricercatori puntano il dito verso antiche incisioni trovate sui menhir: figure stilizzate che ricordano circuiti elettrici o schemi tecnologici. Potrebbero essere manuali di istruzioni lasciati dai visitatori stellari, un sapere dimenticato e irripetibile?

Si tratta di un enigma globale, forse l’unico in scala così ampia.

La presenza di pietre erette non è un fenomeno isolato. Da Stonehenge ai giganteschi menhir di Karnak in Egitto, fino ai megaliti di Baalbek in Libano, ma anche i nuraghi in Sardegna, l’eco di una conoscenza universale risuona in tutto il globo. Come potevano culture così lontane condividere la stessa ossessione per l’innalzamento di colossi di pietra?

La risposta potrebbe trovarsi al di fuori della Terra. Secondo i sostenitori della teoria degli antichi astronauti, queste civiltà erano collegate da un’unica fonte di sapere: una razza avanzata, venuta da un altro mondo per guidare l’umanità.

Forse le pietre erette non sono solo monumenti al passato, ma messaggi per il futuro. Ci parlano di un’epoca in cui il confine tra uomo e dio era più sottile, in cui lo spazio non era un limite, ma un ponte. Sono un invito a ricordare che non tutto è come appare, e che forse non siamo mai stati soli.

Grazielladwan (C)