
Capitolo 5: La porta socchiusa
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Mersin, Turchia. Elian si auto-dimette dall’ospedale e raggiunge Karen. Tre colpi alla porta. L’incontro che lei temeva, e che in fondo aspettava.
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Tre colpi
La scritta sulla tenda le bruciava ancora negli occhi: Mia Regina. Quando la porta batté tre volte, lente e precise, Karen sollevò la catena. Socchiuse. Lui era lì.
L’ingresso
Camicia bianca immacolata, pelle priva di colore, occhi profondi. Non chiese permesso: la porta si richiuse da sola alle sue spalle. «Come sei arrivato qui?» — «Non sono mai andato via.»
Ribellione
La mente di Karen urlava di chiamare la reception, afferrare la fotocamera, opporsi. Eppure restò. «Se sei qui per farmi paura, ci riesci. Ma non piegherai la mia volontà.»
Credere senza fidarsi
Elian si fermò a un metro da lei. «Non sono qui per piegarti. Sono qui per ricordarti chi sei.» Il cuore di Karen impazziva, ma in fondo vi era un ritmo familiare, doppio, in sincrono con un’eco sconosciuta.
«Mia regina.»
Le parole la ferirono e la consolarono insieme. Avrebbe voluto respingerlo, ma la certezza che tutto questo non fosse poi così strano le si piantò in petto come una chiave nella serratura.
Continua nel Capitolo 6…
Questo racconto è un’opera di pura invenzione. Ogni riferimento a persone, luoghi o eventi reali è puramente casuale.
Grazielladwan (C)
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