
Il Conte di Saint-Germain è una di quelle presenze che sembrano muoversi fra le ombre della storia, lasciando dietro di sé inquietudine, fascino e un’impressione costante di impossibilità. La sua vita è un intreccio di fatti documentati, testimonianze contrastanti e leggende che non si riescono più a separare dalla verità. E in mezzo a tutto questo, le sue misteriose lettere, apparse in epoche diverse e attribuite a un uomo che molti credevano immortale.
🕯️ Un uomo senza passato e senza età.
Quando Saint-Germain comparve nelle corti europee del Settecento, nessuno sapeva da dove venisse. Parlava perfettamente francese, italiano, spagnolo, portoghese, tedesco, arabo e persiano. Suonava il violino come un virtuoso, dipingeva, scriveva poesie e trattati ermetici, ed era considerato un alchimista in grado di creare gemme sintetiche e di purificare diamanti.
Ma ciò che colpiva davvero era il suo aspetto immutabile.
Testimoni lo descrivono identico a sé stesso per oltre cinquant’anni: mai invecchiato, mai apparso malato, sempre con un volto giovane e un portamento aristocratico.
Ricorrevano continuamente affermazioni inquietanti:
diceva di aver conosciuto Gesù, di essere stato amico di Cleopatra, di aver vissuto a Babilonia, e di aver assistito all’elezione di papi medievali.
La gente rideva… ma solo fino a un certo punto. Perché ogni volta che qualcuno cercava di smentirlo, emergeva una prova, una lettera, un documento che faceva vacillare le certezze.
📜 Le lettere “impossibili”
Le missive attribuite al Conte sono sparse in archivi europei e collezioni private. Le più note presentano tre caratteristiche che fanno discutere:
1. Sono scritte con calligrafia identica a distanza di secoli.
Le analisi grafiche mostrano curve, inclinazioni e stile sovrapponibili in lettere datate anche 150 anni dopo la sua presunta morte.
2. Alcune anticipano scoperte scientifiche.
Una lettera del 1760 parla di “energia contenuta nella pietra nera” in termini simili alla teoria moderna dell’energia atomica.
3. Altre risalgono a epoche in cui il Conte non era ancora nato.
La più famosa è una lettera datata 1603, scritta in un francese arcaico che conserva però lo stesso tratto grafico del Settecento.
Studiosi e scettici dibattono ancora se si tratti di falsificazioni perfette…
o di qualcos’altro.
Fra queste missive spicca anche quella che molti chiamano “la profezia del vetro”:
“Gli uomini si chiuderanno in torri trasparenti e parleranno da una costa all’altra senza muoversi. Crederanno di essere padroni del mondo, ma la loro solitudine sarà più alta delle loro torri.”
Comparve in una collezione londinese e sparì durante un trasferimento museale.
La notte prima, un guardiano riferì di aver visto un uomo in abito settecentesco camminare tra le teche.
🎭 Il collegamento con Casanova: rispetto, diffidenza e paura
L’incontro fra il Conte di Saint-Germain e Giacomo Casanova è uno degli episodi più celebri della biografia del libertino veneziano.
Casanova, razionale, scettico e spavaldo, non aveva timore di nessuno.
Eppure, quando incontrò Saint-Germain, ne rimase profondamente turbato.
Ne Le memorie, lo descrisse come:
un uomo dalla cultura smisurata, dotato di ricchezze senza spiegazione, capace di parlare come se avesse assistito agli eventi del passato remoto, senza mostrare mai segni d’età.
Casanova scrisse una frase rimasta nella storia:
“Non so se costui abbia mille anni o se sia un impostore, ma confesso che mi fa paura.”
Casanova, uomo di intelletto, duelli e intrighi, non si lasciava impressionare facilmente.
Il fatto che lui stesso parlasse di “immortalità” con tono serio rende la figura del Conte ancora più enigmatica.
Secondo alcuni studiosi, la rivalità – o attrazione intellettuale – tra i due uomini sarebbe stata la scintilla che spinse Saint-Germain a scrivere alcune delle sue lettere più criptiche, come se volesse dimostrare proprio a Casanova la veridicità delle sue affermazioni.
🔥 La morte che non convinse nessuno
Si dice che il Conte morì nel 1784, in Germania. Ma subito sorsero problemi:
il corpo non venne mai ufficialmente ritrovato, lettere con la sua firma continuarono ad apparire, alcuni aristocratici giurarono di averlo rivisto anni dopo.
Nel 1822, una donna della nobiltà francese scrisse di aver “cenato con il Conte, identico a come lo ricordavo nel 1760”.
Nel 1870, un funzionario italiano dichiarò di aver ricevuto una lettera firmata da lui.
Nel 1972, un’altra missiva apparve in un archivio privato in Svizzera.
Stessa calligrafia. Stesso stile. Nessuna spiegazione.
Al suo interno, solo una frase:
“Il tempo è un cerchio. Io non l’ho mai lasciato.”
🕯️ Conclusione: l’uomo che vive nelle intercapedini della storia
Le lettere del Conte di Saint-Germain non sono importanti solo per il loro contenuto, ma perché ricordano al lettore ciò che la storia dimentica volentieri: che alcune figure non vogliono essere comprese, ma solo ricordate.
Casanova, pur volendo smascherarlo, non ci riuscì.
Gli storici nemmeno.
E forse questo era proprio il messaggio che il Conte cercava di lasciare nelle sue lettere sparse nei secoli:
Non è necessario essere immortali.
Basta che il mondo continui a chiedersi se lo sei.
Grazielladwan (C)

Scrivi una risposta a grazielladwan Cancella risposta