Oggi vi propongo un sugo per la pasta, così semplice, veloce, gustoso e autunnale, ma potete benissimo gustarlo anche in estate con i pomodorini dell’orto, se non vi crea problemi accendere il forno a 200º 🥵 che vi lascerà senza parole per la sua origine.
È un piatto classico e ben conosciuto nella cultura culinaria italiana, ma per me, è storia della mia famiglia.
In piena seconda guerra mondiale, la mia nonna, come la maggior parte delle donne italiane, aveva il marito al fronte e da sola, doveva tirare avanti la famiglia. Un giorno, dei soldati tedeschi entrarono nella cascina dove vive la mia nonna, con altre famiglie, costringendo tutti ad accoglierli nelle loro case, sfamarli, pulirli e dargli giaciglio. Il cibo non c’era, compravano con la “tessera” e ciò che riuscivano a coltivare era poco e il più delle volte distrutto dai bombardamenti, dai saccheggiatori o dal passaggio delle truppe militari. Le pretese dei militari tedeschi andavano ben oltre le possibilità di ognuno degli abitanti, ogni giorno qualcuno veniva punito, se le tavole non risultavano sufficientemente imbandite. Era la fine di agosto del 1944, mia nonna e gli altri abitanti della cascina, esausti, affamati e stufi di servire i militari tedeschi, tentarono una rivolta. In un orto nascosto, erano avanzati alcuni pomodori sulle piante, mia nonna andò a coglierli e propose ai tedeschi un lauto pranzo a base di spaghetti al pomodoro. Nascosero le scope di saggina che si usavano per spazzare l’aia, le donne staccarono i rametti dai bastoni e li misero in acqua per far riprendere consistenza, nel frattempo, nel forno principale, in una enorme teglia, venivano messi a cuocere i pomodori, con erbe aromatiche trovate nei campi. Prima dell’arrivo dei soldati per l’ora di cena, gli abitanti, tranne mia nonna, avevano lasciato la cascina per nascondersi non molto lontano. Una magnifica tavola imbandita di spaghetti di saggina al pomodoro spolverati di radice di viola (è un emetico) aspettava come compenso ai militari tedeschi.
Mia nonna riuscì a fuggire prima che si accorgessero dell’inganno e non seppe raccontare la fine dei soldati, probabilmente con un gran mal di pancia e conati di vomito 🤷♀️. Dopo mesi la guerra finì, il mio nonno tornò dal fronte e questa storia, assieme ad un’altra che presto vi racconterò, hanno accompagnato la mia vita di bambina e soprattutto gli spaghetti di finta saggina di nonna Maria.
Ingredienti:

1 scopa di saggina…no…🤡
250 gr di spaghetti (dose per due)
10-12 pomodorini, tipo pachino
Erbe aromatiche: rosmarino e salvia (potete usare ciò che preferite)
Aglio in camicia
1 peperoncino fresco (va bene anche quello secco, ma nel caso mettetelo alla fine cottura dei pomodorini)
Sale
Olio evo
Accendete il forno e portatelo alla massima temperatura prevista, il segreto di questo tipo di cottura è la velocità di permanenza nel forno stesso, altrimenti si bruciano gli oli sprigionati delle erbe aromatiche.
Mettete a bollire l’acqua e mettete gli spaghetti a cuocere in contemporanea, con i pomodori.
Lavate i pomodorini e le erbe, appoggiateli su di una teglia antiaderente e ponete sopra le erbe aromatiche, l’aglio e il peperoncino intero, creando una specie di coperta . Irrorate con l’olio e il sale e mettete nel forno per 7 minuti. Se la temperatura è al massimo, non vi serve più tempo.

Io levo la pelle perché in questo tipo di cottura risulta parecchio dura. Stessa cosa faccio con le erbe, con le mani le sbriciolo e butto i gambi. All’aglio levo la camicia e lo schiaccio con il resto degli ingredienti.
Non vi resta che condire i vostri spaghetti o, se preferite la saggina, accompagnate con un buon bicchiere di vino, io sono di Gattinara e quindi abituata troppo bene 🍷.
Un pensiero alla mia nonna Maria e buon appetito a tutti!
Grazielladwan