QUANDO DEVI BALLARE CON IL DIAVOLO PER USCIRE DALL’INFERNO

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Nella tetra profondità degli abissi, dove le ombre si intrecciano come amanti in un ballo macabro e le fiamme lambiscono le anime perse con il loro calore insopportabile, c’era un uomo. E quel uomo, con il cuore più oscuro della notte senza stelle, si chiamava Valerian. Non era sempre stato un dannato, no, una volta era stato un eroe, un cavaliere dal cuore puro, la speranza di un regno in declino. Ma gli eventi hanno un modo crudele di alterare il destino, e l’inferno lo aveva reclamato come uno dei suoi.

Una volta imprigionato, Valerian capì che l’unica via d’uscita da quel labirinto di dolore e disperazione era attraverso un patto con l’oscurità stessa. E così, la notte in cui il vento ululava come un lupo affamato e le fiamme sussurravano segreti dimenticati, Valerian si presentò davanti al trono di ossidiana del Diavolo.

Lucifero, con il suo sorriso ingannevolmente dolce, sedeva comodamente, avvolto in un mantello di fumo nero, le sue ali di ombra ripiegate con grazia dietro di lui. I suoi occhi erano due abissi ardenti che brillavano con malizia eterna.

“Finalmente sei arrivato,” disse il Diavolo con voce che era una carezza velenosa. “Lo sapevo che saresti venuto. Tutti alla fine vengono.”

Valerian non abbassò lo sguardo. Aveva perso molto di più della sua vita in questo luogo; aveva perso la sua anima, la sua umanità, la sua speranza. Ora gli rimaneva solo una cosa: la determinazione.

“Balliamo,” disse, le sue parole un’eco di sfida e disperazione.

Il Diavolo rise, un suono che riecheggiò attraverso le caverne di fuoco e ombra. “Sai cosa significa chiedermi un ballo, vero? Significa giocare con la tua anima stessa. Sei pronto a rischiare tutto per uscire da qui, Valerian?”

“Non ho più niente da perdere,” rispose l’uomo, la sua voce ferma come il ferro forgiato nelle fiamme.

Il Diavolo si alzò, la sua figura imponente torreggiava su Valerian, e con un gesto, la sala si trasformò. Le fiamme si spensero, lasciando il posto a un vuoto senza fine, mentre una melodia spettrale cominciava a suonare un valzer antico, che sembrava venire dalle profondità del tempo.

E lì, nell’oscurità, cominciò il ballo. Valerian seguiva i passi del Diavolo, i loro movimenti perfettamente sincronizzati come una danza di predatore e preda. Ogni passo che faceva sembrava bruciare la sua anima, ogni giravolta lo trascinava più vicino al baratro della follia. Ma Valerian non si fermò. Ogni fibra del suo essere gridava per la libertà, e avrebbe ballato fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo battito del cuore.

Il Diavolo guidava, ma Valerian si muoveva con la stessa grazia oscura, senza mai perdere il ritmo. Sentiva il peso delle catene dell’inferno gravare su di lui, ma anche la promessa della libertà brillare davanti ai suoi occhi.

“Eccoti qui,” sussurrò il Diavolo, il suo alito caldo come il fuoco, “pronto a sfidare l’eternità per un assaggio di libertà. Ma ricorda, Valerian, anche se vincerai, l’inferno lascia il suo marchio. Non sarai mai più lo stesso.”

Valerian sorrise, un sorriso triste ma determinato. “Preferisco essere segnato e libero che integro e prigioniero.”

E con quell’ultimo passo, la musica raggiunse il suo crescendo. Valerian, con tutta la forza rimasta, fece un passo indietro, rompendo il contatto con il Diavolo. Una luce abbagliante esplose intorno a lui, scacciando l’oscurità e le fiamme, lasciando solo silenzio.

Quando la luce si dissolse, Valerian era inginocchiato su una terra desolata, le mani tremanti e il cuore martellante. Era libero. Aveva ballato con il Diavolo e aveva vinto, ma sapeva che quella vittoria aveva un prezzo. Le sue mani erano segnate da cicatrici invisibili, la sua anima toccata dall’ombra.

Ma ora, anche se marchiato, Valerian era di nuovo un uomo. E la libertà, per quanto agra, aveva il sapore più dolce che avesse mai conosciuto.

Il racconto rappresenta una potente metafora del viaggio interiore verso l’autocoscienza e la guarigione. Sottolinea l’importanza di affrontare, piuttosto che evitare, le proprie paure e gli aspetti oscuri della propria psiche. Il ballo con il Diavolo diventa, quindi, un rito di passaggio necessario per il raggiungimento della libertà e della completezza personale.

Buona giornata a tutti!

Grazielladwan (c)

5 risposte a “QUANDO DEVI BALLARE CON IL DIAVOLO PER USCIRE DALL’INFERNO”

  1. Veramente un racconto simbolico e nello stesso tempo di desiderio di libertà e di liberazione.
    Entrare nell’abisso delle nostre paure e affrontarle (ballare insieme a loro), per uscire più liberi dall’oscurità.
    Veramente complimenti sinceri.Mi è piaciuto molto 🌹🐈‍⬛

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    1. Grazie grazie grazie ☺️💝

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  2. Mi ha ricordato le molte tradizioni popolari della “sfida di musica” col diavolo, che hanno ispirato canzoni (“The Devil went down to Georgia”) e film (“Crossroads”). Ben fatto!

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