
Anthea, determinata a porre fine all’oppressione dei Krogan, puntò la lancetta dello Scambiatore e si ritrovò di nuovo sul pianeta minerario. Questa volta, però, non c’era più tempo per piani elaborati o esitazioni. Le miniere si estendevano a perdita d’occhio, e il cielo sopra di lei era ancora più opprimente, come se l’aria stessa fosse stata contaminata dal dominio dei Krogan.
Jonathan, osservando dalla Terra, si rese presto conto dell’impossibilità di assisterla direttamente. Le miniere erano troppo vaste, e qualsiasi tentativo di sabotaggio locale sarebbe stato inutile. Ogni angolo del pianeta era sorvegliato e, per quanto Anthea fosse abile, stavolta la situazione sembrava senza uscita.
Attraverso il comunicatore, Jonathan parlava con voce calma ma decisa. “Anthea, non possiamo colpire i Krogan sul loro stesso terreno. Sono troppo forti qui. Ma ho trovato un’altra via. Il portale che usano per attraversare i mondi… posso chiuderlo. E se lo chiudiamo per sempre, non potranno più tornare sul pianeta dei bambini.”
Anthea, pur sapendo che questa azione avrebbe avuto conseguenze irreversibili, capì che era l’unica soluzione. “Devi farlo, Jonathan. Non c’è altro modo. Io cercherò di distrarli il più possibile mentre tu lavori sul portale.”
Jonathan iniziò immediatamente a manipolare le coordinate temporali del portale, ma il tempo stringeva, e Anthea doveva resistere abbastanza a lungo da permettere che l’operazione avesse successo.
Anthea, dopo essersi infiltrata nuovamente nelle miniere, fu catturata dai Krogan. Stavolta, la resistenza fu inutile. I Krogan, più preparati e determinati a eliminare qualsiasi minaccia al loro impero, la imprigionarono in una cella ancora più buia e isolata. L’aria era soffocante, impregnata di sale e disperazione. Mentre cercava una via d’uscita, sapeva che Jonathan stava lottando contro il tempo per chiudere il portale.
Nelle ore successive, percepì un cambiamento nell’aria: il portale si stava spegnendo, lentamente, mentre l’intero pianeta sembrava avvertire la minaccia di essere isolato per sempre. Anthea sapeva che il tempo stava per scadere. Doveva recuperare lo Scambiatore, altrimenti sarebbe rimasta intrappolata lì.
Un giorno, mentre era nella sua cella, una figura si avvicinò silenziosamente. Era una donna Krogan, i suoi occhi nascondevano un’intensità diversa dagli altri suoi simili. La sua voce, bassa ma decisa, ruppe il silenzio. “Io posso aiutarti.”
Anthea la fissò, diffidente. “Perché dovresti aiutarmi?”
La donna abbassò lo sguardo, rivelando una verità che colse Anthea di sorpresa. “Ho adottato uno dei bambini schiavi. Lui… lui è tutto per me. Non sono come gli altri Krogan. So cosa stanno facendo, e non posso più restare a guardare.” Fece una pausa, trattenendo a stento le lacrime. “Ma so che non posso salvarlo qui. Ti prego, portalo con te. Non gli dirò nulla, ma… fallo uscire da questo inferno.”
Il cuore di Anthea si strinse. Non si aspettava un gesto di umanità da uno dei suoi nemici. “E lo Scambiatore? Senza di esso non potrò tornare sulla Terra.”
La donna Krogan annuì. “È nascosto in una delle stanze di controllo. Posso portarti lì. Ma devi promettermi che lo porterai via con te.”
Anthea non aveva altra scelta. “Te lo prometto,” rispose, determinata. “Farò tutto il possibile per salvarlo.”
La donna le aprì la cella e insieme attraversarono i corridoi bui della miniera, evitando le guardie. Giunsero infine alla sala di controllo, dove lo Scambiatore giaceva nascosto tra altre tecnologie. Anthea lo prese rapidamente e lo sistemò al suo polso. Ora, aveva di nuovo il potere di tornare a casa.
Prima di partire, la donna Krogan le condusse il bambino, un piccolo con occhi stanchi ma pieni di speranza. Anthea gli prese la mano e, con un ultimo sguardo di gratitudine verso la madre adottiva, puntò la lancetta dello Scambiatore, pronta a tornare sulla Terra con lui.
Mentre il portale si chiudeva definitivamente, sapeva che non avrebbe mai dimenticato il sacrificio della madre Krogan, che aveva scelto di rinunciare a tutto per dare una speranza a un bambino.
Prosegue domani
Grazielladwan (c)
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