QUANDO LE TENEBRE RAPIRONO LA LUCE

Racconto breve.

Immagine creata con IA

La lanterna di Livia sembrava più un giocattolo fragile che un’arma contro l’oscurità. La sua fioca luce ondeggiava, incapace di penetrare l’inferno nero che si ammassava tra gli alberi. Ogni passo sul sentiero era una ferita inflitta al silenzio innaturale che la circondava, un silenzio che sembrava respirare, attendere, desiderare.

Non avrebbe mai voluto entrare nel bosco di Fialta. Nessuno voleva. Le leggende dicevano che il bosco era vivo, e non nel modo rassicurante delle favole. No, questo bosco aveva un’anima affamata. Eppure, quando aveva trovato la collana di Leonardo spezzata tra le radici nodose, non aveva avuto scelta. Suo fratello era là dentro, o almeno quello che ne rimaneva.

Il sentiero si faceva più stretto, come se la terra stessa cercasse di trattenerla. Gli alberi erano come scheletri dalle dita deformi, e quando Livia passava, sembravano piegarsi verso di lei, bramosi di toccarla. La luce della lanterna si affievolì improvvisamente, quasi soffocata. Livia sentì la gola serrarsi. Non era possibile. Era ancora accesa, ma la luce non riusciva più a vincere quel buio.

Poi lo vide.

Un bagliore azzurro, innaturalmente vivo, pulsava tra i tronchi, come un cuore infestato. Non era un riflesso né una fiamma. Era una luce, ma non come la conosceva: c’era qualcosa di sbagliato in essa, qualcosa di… crudele. Il suo passo si fece incerto mentre avanzava verso quella cosa. Poi, nella penombra che lambiva il bagliore, vide Leonardo.

Era lì, in piedi, immobile come una statua. Il suo corpo sembrava intatto, ma i suoi occhi… i suoi occhi erano pozzi neri, vuoti, che risucchiavano la speranza. Quando lo chiamò, la sua voce si spezzò a metà. “Leonardo!” Ma non rispose. Non si mosse.

Si avvicinò, le mani tremanti che afferravano la lanterna come un’ancora contro la follia. Quando provò a toccarlo, le ombre intorno al bagliore si animarono. Non erano normali ombre. Erano vive. Tentacoli di buio si avvolsero intorno al suo polso, serrandolo con una forza gelida che bruciava.

Livia urlò, ma le ombre si ritirarono senza fretta, come predatori che si divertono a giocare con la preda prima del pasto. Poi, una voce emerse dal bagliore: era un sussurro, una cacofonia di lingue spezzate e striscianti, che non appartenevano a nulla di umano.

“La luce ci appartiene. È il cuore della nostra esistenza. E tuo fratello ha osato invocarci.”

Livia sentì il sangue gelarsi nelle vene. “Lasciatelo andare!” gridò, la voce spezzata dall’orrore.

Le ombre risero, un suono che vibrò nella sua carne come un coltello affilato. “Lasciarlo andare? Piccola creatura ingenua… Non vedi? Lui è già nostro.”

Leonardo finalmente si mosse. Lentamente, il suo volto si voltò verso di lei, e il vuoto nero nei suoi occhi sembrava crescere, espandersi, consumarla. “Livia… non avresti dovuto venire. Non puoi salvarmi. Non puoi salvare nulla.”

Poi accadde qualcosa che il suo cervello rifiutò di comprendere. La luce azzurra pulsò, violentemente, e dalle ombre emerse una figura. Era impossibile descriverla: aveva la forma di qualcosa di umano, ma era fatta di vuoto, di un buio così profondo che sembrava cancellare tutto ciò che lo circondava. Si avvicinò a Leonardo, e lui cadde in ginocchio senza opporre resistenza.

“No!” urlò Livia, cercando di avanzare, ma le sue gambe si rifiutavano di muoversi. Una forza invisibile la teneva bloccata, costringendola a guardare.

La figura si piegò su Leonardo, e con un movimento fluido lo avvolse completamente. Livia lo vide dissolversi, lentamente, pezzo dopo pezzo, come se fosse stato fatto di nebbia. Il bagliore azzurro si spense con un ultimo, macabro battito.

Poi fu il silenzio.

Livia rimase immobile, incapace di respirare, mentre l’oscurità avanzava verso di lei, viva, palpitante. Sentì un ultimo sussurro nel suo orecchio, una promessa che avrebbe infestato i suoi sogni per il resto della sua vita.

“La luce non fugge mai per sempre… Torneremo per te.”

E quando la lanterna finalmente si spense, anche il suo urlo svanì, inghiottito dal buio.

Grazielladwan (C)

4 risposte a “QUANDO LE TENEBRE RAPIRONO LA LUCE”

  1. Nell’insieme, il testo esprime una lotta disperata contro forze oscure e implacabili, l’inevitabilità della perdita e il potere persistente della paura e dell’orrore. La storia di Livia è un racconto che esplora la fragilità umana di fronte all’ignoto e al soprannaturale.

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    1. Grazie per il tuo commento

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  2. “Chi gioca col fuoco, si scotta”. Mi è piaciuto molto.

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