IL SUDARIO SPEZZATO

Immagine creata con IA

🩸 Il Sudario Spezzato – Confessioni del Vampiro di Venezia

Un racconto dark-splatter ispirato a un vero ritrovamento archeologico nella laguna veneziana.


Venezia, 1576.
Il sangue ha un suono. Scivola nei canali come un canto stonato. Lo sento sotto la pietra, nella terra fradicia che mi stringe come un ventre putrido. Ho i denti serrati attorno a un pezzo di mattone. Un sapore di muffa e ferro. Non ricordo chi me lo ha messo lì. Forse un monaco. O un boia travestito da Dio.

Mi chiamavano Lena la Rossa. Prima del morbo. Prima che mi cucissero il sudario in bocca.

«Masticava, ve lo giuro!»

Aveva detto la levatrice. La mia vicina, quella con l’occhio di vetro. Diceva che mi aveva vista divorare il mio sudario. Ma io… io cercavo aria. Non carne.

L’aria qui sotto è fatta di zolfo e vermi. Ma li sento. Sopra. I loro passi. Le torce. Le litanie. I vivi hanno paura.

Mi chiamo Lena. Ho avuto un figlio. Morto in una culla di fango. Ho avuto un uomo. Bruciato in una fossa comune. Ho avuto fame. E la fame è rimasta. Non come la ricordavo. Non nello stomaco. Ma nelle ossa.

“È tornata.”

Dicono ora. Non sanno che non me ne sono mai andata.

Quando mi hanno gettata nella fossa, con gli altri, ho sentito ancora i topi. Scivolavano lungo le mie gambe. Uno ha provato a entrare nella mia bocca. Non ci è riuscito. Per via del mattone.

Oh, quanto ho odiato quel mattone.

Poi… il tempo ha cominciato a confondersi. I miei occhi hanno dimenticato il buio. Ma le mie mani no. Le mie mani ricordano come si graffia. Come si scava. Come si apre la terra con le unghie scheggiate.

E quando l’ho fatto…
Quando ho rotto il sudario…
Quando ho spinto il mattone fuori dalla mascella come un rigurgito d’inferno…
ho sentito le voci.

“Non è morta.”
“Bruciatela.”
“Sgozzatela di nuovo.”

Io non sono più Lena. Non del tutto. Ho la pelle che pende dalle ossa come lino marcito. Ma le vene… Oh, le vene. Le sento.

Ho trovato un uomo che piangeva dietro una cappella. Aveva la maschera del medico, quella con il becco. Tremava. Mi guardava. Gli ho detto:

«Hai paura del sudario, dottore?»

Lui ha provato a correre. Io ho provato a morderlo. E il suo sangue ha cantato come un salmo rovesciato.

Poi ho riso.
Il primo suono che ho emesso da mesi. Forse anni. Il mattone non ride. Io sì.

Ora cammino tra le tombe, con le orbite piene di nebbia e denti sporchi di preghiere spezzate.
Venezia dorme. Ma io no.
Io ho fame.


📜 Nota storica

Nel 2006, l’archeologo forense Matteo Borrini scoprì sull’isola del Lazzaretto Nuovo (Venezia) lo scheletro di una donna con un mattone conficcato in bocca. Si trattava di un rituale antico contro i vampiri o i revenant, i “mangiatori di sudari”. Il ritrovamento ha ispirato studi, articoli, e oggi… questo racconto.


Grazielladwan (C)

10 risposte a “IL SUDARIO SPEZZATO”

  1. L’immagine mi piace molto.

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    1. Almeno ti piace l’immagine, grazie 😅

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  2. Il racconto lo davo per scontato 😅

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    1. Era una battuta, considerato il racconto splatter, un po’ di leggerezza ci voleva. Grazie sempre.

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      1. No, hai ragione! Per come ho scritto, sembrava che il racconto non mi piacesse per niente…

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  3. Ho letto un libro (interessantissimo) sull’origine della figura del vampiro, in cui si parlava anche dei “masticatori di sudario”, figura di cui prima ignoravo completamente l’esistenza. Però mi sembrava che fossero tipici dell’Europa orientale.

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    1. Invento storie, su fatti reali, in questo caso un reperto archeologico, cerco di variare altrimenti sai che noia. Mi piaceva l’idea del vampiro masticatore di sudari, anche se sì, le loro storie sono originarie dell’Europa dell’est. Ma si spostano!. Non potrei mai usare una figura così nei miei libri urban fantasy polizieschi. Figure appartenenti a un tempo passato.

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      1. Sì sì, l’ho capito, mi sorprendevo della presenza di una “masticatrice di sudario” a Venezia!

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  4. Impressionante!

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