
Non fu l’Apocalisse, ma ci andò maledettamente vicino.
Il cielo si chiuse come un sipario. La luce del sole si spense in un’alba che non fu mai davvero tale. Per diciotto mesi, il mondo rimase immerso in una penombra gelida, come se la terra avesse smesso di respirare. Il grano marciva nei campi. I bambini nascevano già morti. I cani si azzannavano per le ossa dei padroni.
Il giorno divenne crepuscolo, la notte un’abitudine. La fame un dio.
Procopio di Cesarea scriveva di un sole “oscuro, privo di luce, come la luna durante un’eclissi.” Ma non furono solo i raccolti a morire. Qualcosa si spezzò nell’anima dell’umanità.
Nel cuore del disastro, là dove la fame era più feroce e i corpi cadevano come foglie bruciate, qualcosa si risvegliò.
Lo chiamarono Tenebra.
Un uomo? Forse.
Un dio caduto? Forse.
Una vendetta della terra contro i suoi parassiti? Più probabile.
Aveva il sangue freddo e denso come il ferro, e sussurrava promesse nelle orecchie dei moribondi. A chi beveva dal suo polso, donava un’esistenza eterna… ma senz’anima. I primi a seguirlo furono i disperati. I secondi, i crudeli. I terzi, i superstiti.
Quando la luce tornò, il mondo era cambiato. E alcuni, troppo simili all’uomo ma privi della sua umanità, si rifugiarono nel buio che ancora restava.
Così nacquero i vampiri.
Non dalle tombe. Non dai riti. Dalla fame. Dalla disperazione. Dalla rovina.
E forse… non se ne sono mai andati.
P.S. –
Nel 536 d.C., un’eruzione vulcanica catastrofica – probabilmente in Islanda o in America Centrale – sollevò una coltre di cenere e solfati tale da abbassare le temperature globali, bloccare la fotosintesi e causare carestie ed epidemie in tutto l’emisfero settentrionale. I ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide contengono tracce di questo evento, definito da alcuni climatologi “l’anno peggiore della storia per essere vivi.”
La scienza spiega la cenere.
La leggenda, tutto il resto. Scegli tu a chi credere.
Grazielladwan (C)
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