La sperimentazione umana è definita come l’utilizzo di esseri umani come soggetto di ricerca.
Fin dall’antichità esistono testimonianze su questa procedura:
Erofilo di Calcedonia venne accusato di aver praticato vivisezione su alcuni prigionieri.
Avicenna introdusse l’uso della ricerca biomedica attraverso studi clinici e test effettuati direttamente su umani.
Ibn Zuhr introdusse la dissezione umana per studi chirurgici nel XII secolo.
Edward Jenner testò su suo figlio e su altri amici del giovane il vaccino per il vaiolo.
Walter Reed nei primi del novecento inoculò la febbre gialla per studiarne il decorso e creare il vaccino, su ignari pazienti.
Tra il 1932 e il 1972 negli USA si svolse il grande studio sulla sifilide di Tuskegee, d efinito come il più grande bluff a carico dei neri americani che ignari sono, per anni, stati cavie di ricercatori senza scrupoli.
Durante la seconda guerra mondiale la più grande scuola di vivisezione umana furono i campi di concentramento:
a Buchenwald così come ad Auschwitz gli ebrei veniva i usati per esperimenti su sostanze velenose, meccanismi del vomito attraverso la somministrazione di apomorfine, sui gruppi sanguigni attraverso trasfusioni tra un gruppo e l’altro per valutarne il decorso mortale.
Cosa dire poi degli esperimenti in campo psicologico e psichiatrico, illustri padri di tali scienze si sono macchiati dei più orribili esperimenti, pensando ovviamente di fare del bene.
Purtroppo la sperimentazione umana continua anche ai giorni nostri. Il più delle volte i test, generalmente farmacologici, vengono condotti all’insaputa dei pazienti tramite la prescrizione di farmaci che non hanno ancora avuto validazione oppure adducendo a malattie inesistenti. Potete immaginare che se davanti al denaro e al potere la vita umana ha poco valore, pensate a quella animale!
Ho avuto modo di confrontarmi con un gruppo di ricercatori, che per altro non usano cavie, ma solo perché la loro ricerca non ne prevede l’uso, ma la risposta alla mia affermazione sull’inutilità della sperimentazione animale è sempre stata la stessa: ” la sperimentazione animale è necessaria. Non si può fermare la scienza.”
Fantastica scusa per giustificare la falsa scienza.
Comunque, dopo il primo approccio di sperimentazione, durato circa duemila anni, si è giunti all’utilizzo degli animali.
Loro non parlano, non si ribellano, non sono garantiti da convenzioni varie, alcuni poi appartengono a specie fastidiose e insomma cosa cambia dal torturarli per scopi scientifici a macellarli?
Io mi chiedo:
– ma se è vero che noi siamo diretti discendenti delle scimmie, non dovrebbe essere previsto il reato di omicidio contro di loro?
– è scientifico cercare di capire in quanto tempo brucia un coniglio vivo all’interno di un forno ( esperimento che vuole dimostrare la velocità di riscaldamento dei normali forni da cucina)?
– è scientifico valutare quanto tempo impiegano dei ratti ad annegare e quanta adrenalina entra loro in circolo prima di morire?
– è scientifico continuare a sperimentare i danni del fumo da sigaretta su cani e scimmie (i fumatori più incalliti del pianeta), quando anche i muri hanno capito che è nocivo alla salute?
– è scientifico urticare la pelle di conigli, topi… Per testare le crimine antirughe, che mettetevi bene in testa: non esistono ?
– è scientifico chiudere l’intestino di una scimmia per poi rimpizzarla di cibo per valutare quando impiega ad esplodere?
Sarebbero migliaia le domande che vorrei porre a questi falsi scienziati, ma purtroppo ne conosco anche le misere risposte…
Ed ora veniamo al nocciolo della questione: i test alternativi.
Tali test esistono e sono validati scientificamente, qui ve ne proporrò un paio:
Skimune: presentato lo scorso anno durante la conferenza ” In vitro testing industrial platform”, verifica le reazioni di sensibilizzazione dovute a nuovi cosmetici e farmaci.
Anne Dickinson, colei che ha messo a punto il metodo lo descrive così: ” si usano cellule prelevate da campioni di sangue umano, differenziate in cellule dendritiche che attivano i linfociti T e una cascata di citochina per predire le reazioni di sensibilizzazione cutanea e avverse. Il test offre una accurata e rapida alternativa all’impiego di animali ed è già stato sperimentato con successo da alcune case farmaceutiche.”
Mimetas: è un dispositivo alternativo alla sperimentazione animale. Si tratta di una piastra di coltura in 3D che da la possibilità di far crescere micro organismi collegati fra loro da micro tubuli simili ai vasi sanguigni. Spiega Paul Vulto:” in pratica abbiamo imitato gli organi umani in un micro spazio.”
A questo punto mi sembra logico affermare che non ci sia più giustificazione, ammesso che c’è ne sia mai stata, all’uso della sperimentazione animale.
Quindi dopo anni di ricerche e milioni di animali e prima persone, sacrificati possiamo concludere dicendo: “finalmente non ci ammaliano più !”
Non possiamo fare tale affermazione, purtroppo continuiamo ad ammalarci e circa il 90% delle ricerche sono nulle o lo diventano dopo anni di tentativi. Per non parlare poi dei farmaci che ad uno ad uno vengono ritirati dal commercio dopo che per anni si era gridato al successo.
Pensate agli Egizi, avevano capito che facendo assaggiare il cibo destinato ai faraoni ai gatti non serviva a niente, infatti il gatto viveva e il faraone moriva avvelenato…
Da allora l’uso dello schiavo assaggiatore!