Se mai stato in campeggio?

Finalmente una domanda che sblocca il ricordo della più grande fuga della mia vita.

Come Ho Camminato dalla Val d’Aosta a Torino, ma non proprio, a 14 Anni.

Asociale, lo ero dalla nascita, non che non avessi amici, ma me li sono sempre scelti con cura. Avendo invece una madre che potrebbe fare amicizia con un termosifone, un giorno pensò che impormi il campeggio con un gruppo di sconosciuti, mi sarebbe servito a trasformarmi in un’esperta di sociologia (su consiglio di ssuacuggina).

Questa è la vera storia della mia fuga epica dal campeggio forzato in Val d’Aosta fino a Ivrea, dove la mia odissea si è conclusa con un incontro inaspettato con i carabinieri.

Tutto iniziò in una soleggiata mattina d’estate quando, armata di uno zaino leggero e una determinazione feroce, decisi che il campeggio non faceva per me. Tutte le mattine la messa! Scherziamo!

Dimenticavo di dire che il campeggio era organizzato dai gruppi religiosi tanto amati da mia madre.

Mentre i miei compagni di campeggio imparavano a montare tende e a fare fuochi, cantando Lodi a Dio, io pianificavo la mia rocambolesca fuga. Dopotutto, chi ha bisogno di saper accendere un fuoco quando si può semplicemente tornare a casa? Ma soprattutto, perché in campeggio non c’ero potuta andare con la mia migliore amica 🤨?

Con il cuore in gola e le gambe pronte a correre, lasciai il campeggio alle spalle e mi incamminai verso l’avventura. Il percorso non era semplice; le valli valdostane sono famose per i loro panorami mozzafiato ma anche per i sentieri tortuosi e le salite impegnative. Tuttavia, la mia volontà di evitare il prossimo sermone sulla socializzazione, la messa e quel gruppo di esaltati religiosi, era più forte di qualsiasi pendenza.

Ogni passo mi portava più vicino a Torino, ma anche ai ricordi della pasta al pomodoro di mia nonna e al comfort del mio letto. Durante il viaggio, attraversai boschi fitti e superato ruscelli, ogni tanto incrociando qualche escursionista che, vedendomi, probabilmente pensava che fossi in una gita scolastica un po’ troppo estrema.

La libertà sapeva di aria fresca e di pini, ma anche di un leggero senso di colpa per aver preoccupato i miei genitori, in fondo avevano solo da non costringermi a una simile punizione, ben gli stava!

Ma ahimè, proprio quando Ivrea si profilava all’orizzonte come la mia Terra Promessa perché lì avrei potuto prendere il treno per Torino, il destino decise di giocare le sue carte: i carabinieri, allertati dai miei genitori preoccupati, mi intercettarono.

Nonostante la mia avventura sia terminata lì, con un viaggio in macchina piuttosto imbarazzante verso casa, una punizione della durata estiva, quella fuga mi insegnò ancora meglio il valore della libertà, della resilienza e del coraggio. E anche se non ho mai più messo piede in un campeggio, quella esperienza rimarrà per sempre come il mio personale momento di gloria ribelle.

Ah, alla extra sociale di mia madre, mai più le vennero pazzie simili nella mente.

Stay tuned!

Grazielladwan

2 risposte a “”

  1. Che bella questa esperienza condivisa con un “mio”, w!!, primo commento!Io avrei escogitato qualche stratagemma per indorare la pillola.Già la stessa escogitazione avrebbe reso il tempo più interessante.

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    1. Però quelli erano tempi in cui, il ritorno in auto lo feci con mia madre (non si mettevano le cinture) che mi menava con lo zoccolo 💪 🤣🥲

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