Se dovessi rinunciare a una parola che usi regolarmente, quale sarebbe?

Rinunciare a una parola significa rinunciare alla libertà!

Immagine creata con IA

Immagina una vita in cui ogni parola che pronunci viene misurata, pesata e poi lentamente sottratta. Una parola oggi, una domani. All’inizio, sono parole che sembrano superflue, insignificanti, ma presto si arriva a quelle che ti definiscono, che scolpiscono la tua identità. In questo meccanismo, alla maniera kafkiana, rinunciare a una parola diventa un atto di rassegnazione all’assurdo, un atto di complicità con il sistema opprimente che ci circonda.

La parola non è solo un mezzo di comunicazione; è una manifestazione della tua essenza. Quando ti viene chiesto di rinunciare a una parola, non è solo una piccola perdita semantica, ma la cessione di una parte della tua libertà. È la privazione di uno spazio in cui ti muovi, pensi e esisti. Ogni parola persa è un passo verso un mondo in cui l’individuo diventa una macchina, priva di voci autentiche.

Come in un romanzo di Kafka, dove i protagonisti si trovano intrappolati in sistemi labirintici e senza senso, rinunciare a una parola significa accettare di essere inghiottiti da un meccanismo oscuro. Un sistema che, senza spiegazione, chiede sacrifici sempre maggiori e più assurdi, fino a che l’uomo non si riduce a un ingranaggio in una macchina alienante.

E così, rinunciare a una parola è cedere una parte della tua anima. Significa accettare che il mondo esterno possa controllare ciò che dici, come lo dici, e in definitiva, chi sei. Non è solo un atto di conformismo, ma una resa silenziosa a un potere che si nasconde dietro la logica e la razionalità, ma che in realtà è intrinsecamente assurdo.

La parola è libertà. E chi ti chiede di rinunciarvi, non vuole altro che il tuo silenzio.

Grazielladwan (c)

3 risposte a “”

  1. C’è un racconto di Dino Buzzati, “La parola proibita”, che descrive proprio una situazione di questo genere. Molto bello, per altro.

    Per il resto, rinunciare ad una parola non è tanto, o non solo, una perdita di libertà, quanto la perdita di un concetto. Se non hai le parole per dirlo, il “qualcosa” che la parola definiva non esiste più. Ecco perché è interessante andare a vedere quali sono le parole che esistono in alcune lingue, ed in altre no: perché testimoniano un sistema culturale e valoriale. Che popolo è quello tedesco, che parla una lingua dove esiste la parola Schadenfreude (mi pare), che definisce la felicità che si prova per le sventure altrui, ad esempio?

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  2. Esatto anche una parola in meno potrebbe costarci molto in libertà persa.
    Proprio perché le parole si legano e se ne manca una la frase potrebbe avere un altro significato 🐈‍⬛💖

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